Durante la riforma Lutero ha rigettato il dogma escatologico del purgatorio. Ovvio che non fosse mai stato in un ufficio...
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ha rigettato il dogma escatologico
del purgatorio. Ovvio che non fosse
mai stato in un ufficio postale
@antoniolamantia
Ufficio postale di via Val Pellice, Montesacro. Il numeretto dice che c'è da aspettare un'ora circa, e pazienza: l'attesa ormai è come un rumore di fondo, non s'avverte nemmeno. Quel tempo vuoto la dottoressa vorrebbe impiegarlo per compilare il bollettino postale, deve pagare il viaggio d'istruzione del figlio. Non trova il modulo, tutti i ripiani vuoti. Chiede all'impiegata. «I bollettini sono finiti da una settimana. Li abbiamo chiesti ma non ci sono ancora arrivati». «Scusi, ma io come faccio a pagare?». «Provi a fare un giro negli altri uffici postali, magari da qualche parte trova un bollettino». Magari. Si rende conto dell’assurdita? È come se chiedessi ai miei pazienti di procurarsi da soli le ricette, fa notare la pediatra, mi insulterebbero.
Ma alle poste s'accetta anche questo, senza insultare. La pazienza dell'attesa non basta per un pagamento, ci vuole anche la fatica del cercare e si deve mettere in conto la delusione dell'inutile ricerca.
L'ufficio postale senza bollettini è come il bar senza caffè, la farmacia senza farmaci, la pizzeria senza pizza. E passi per il tempo perduto a contemplare ascetici il tabellone luminoso, se dovessero restituircelo recupereremmo qualche anno di vita. Passi per le carte di credito rifiutate, solo bancomat per pagare, più indietro di così c'è solo il baratto, o per le lettere inutilmente spedite e i pacchi così lenti che si farebbe prima a piedi. I bollettini però erano l'ultima sicurezza, davano ancora l'illusione di essere alla posta.
maria.lombardi@ilmessaggero.it Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero