Porta di Roma, dodicenne inseguito da un branco di bulli salvato da un conducente Atac: «Non si può stare sempre a guardare»

«Viviamo in un mondo fatto di menefreghisti. Da genitore sono preoccupato», ha detto l'autista dopo l'accaduto

Porta di Roma, dodicenne inseguito da un branco di bulli salvato da un conducente Atac: « Non si può stare sempre a guardare»
Valerio, ecco qual è il nome dell'eroe di questa storia. Sono le 21 e 30, e ferma al capolinea di Porta di Roma - vicino all'omonimo centro commerciale - vi...

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Valerio, ecco qual è il nome dell'eroe di questa storia. Sono le 21 e 30, e ferma al capolinea di Porta di Roma - vicino all'omonimo centro commerciale - vi è una vettura della linea 435, guidata da Valerio. L'autista si accorge subito del dodicenne che, in preda al panico, richiede un suo aiuto immediato: ad inseguirlo è un gruppo formato da 8 bulli.

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La vicenda

Il ragazzo supplica di salire sull'autobus al fine di proteggersi e il conducente non ci pensa due volte a porgere la mano. Il branco riesce comunque a raggiungerlo. Valerio, però, affronta la situazione di petto; istintivamente chiude le porte del mezzo di trasporto. I bulli non demordono, non intendono arrendersi: circondano la vettura e premono il pulsante esterno di emergenza, facendo aprire tutte le porte dell'autobus, precedentemente chiuse. «Voi non potete passare»: il giovane autista interviene nuovamente, affrontando gli 8 ragazzini «di massimo 14 anni» senza paura. A convincere la gang ad andarsene, anzi a scappare, è stata la chiamata al 112.

«Il ragazzo si trovava lì con degli amici, poi quando è rimasto da solo, hanno iniziato ad importunarlo, arrivando persino a strappargli la felpa» riporta Valerio; e continua: «aveva il telefono scarico, gliel'ho fatto ricaricare così da poter chiamare i suoi genitori, che mi hanno ringraziato seppur senza parole». Valerio dichiara di aver agito di impulso, difatti anche lui è padre di una ragazza della stessa età della vittima di questa storia: «Viviamo in un mondo fatto di menefreghisti. Da genitore sono preoccupato». Le parole dell'eroe di questa vicenda sono chiare e concise e conclude affermando: «Non si può stare sempre a guardare altrimenti le cose non cambieranno mai».

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Il Messaggero