Gli hotel non si fidano del Comune. E a rimetterci sono gli sfollati. Alle richieste della protezione civile e del XV Municipio per una sistemazione per le famiglie evacuate da...
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Ieri sera, dalle 23 iniziali, le persone che hanno chiesto una sistemazione al Comune sono diventate 38 e il numero è destinato a salire di ora in ora, quando molte famiglie si renderanno conto di non potere rimanere a lungo ospiti in casa di parenti e amici. «Per il momento - spiegava a poche ore dal crollo Cristina D'Angelo, direttrice di protezione civile - garantiamo un alloggio per 30 giorni, poi dipenderà da come evolve la situazione».
L'INCUBO
Sono i tempi che spaventano gli sfollati, 120 persone in tutto. Basta guardare oltre il fiume, al Flaminio dove a gennaio crollò una porzione di palazzo a sette piani, per avere le dimensioni di un incubo. Ci sono voluti cinque mesi perché il magistrato firmasse il dissequestro, dando il via libera per il rientro delle famiglie, ad eccezione di quattro direttamente coinvolte nel cedimento. C'è poi l'incognita demolizione e ricostruzione dello stabile al civico 5. «Prima o poi le famiglie delle altre palazzine rientreranno, ma noi?», chiede Fabio D'Andrea, il medico-eroe che venerdì notte ha dato l'allarme mettendo in salvo gli altri condomini. «Adesso siamo ospiti di parenti - dice Riccardo Giovannini, consulente aziendale e docente padre di due figli di 4 e 8 anni - ma stiamo valutando l'offerta di andare nel residence. Ma non è facile decidere, perché i bambini vanno a scuola qui nel quartiere». «Molti di noi si sono organizzati con i familiari - aggiunge Massimiliano Lacca - ma la Protezione civile ci ha comunicato che il 28 ci assegneranno un alloggio in un residence qui vicino». Filippo Maria Faraci, professore al liceo d'arte di via Ripetta, era in affitto nel palazzo crollato: «Ora siamo nel residence - racconta - abbiamo perso tutto».
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Il Messaggero