Ponte Galeria, continua la protesta: tre marocchini e un Imam ancora con la bocca cucita. 15 immigrati dormono nel cortile

Ponte Galeria, continua la protesta: tre marocchini e un Imam ancora con la bocca cucita. 15 immigrati dormono nel cortile
Tre marocchini ed un Imam tunisino continuano la loro protesta al Cie di Ponte Galeria mantenendo la lebbra cucite. Ma la...

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Tre marocchini ed un Imam tunisino continuano la loro protesta al Cie di Ponte Galeria mantenendo la lebbra cucite.


Ma la notte di Natale nel centro della Capitale è stata attuata una ennesima variante, sempre pacifica, della protesta: 15 immigrati hanno scelto di non dormire nelle stanze, ma nel cortile. «Con 5/6 coperte - ha spiegato il direttore del Centro Vincenzo Lutrelli - hanno dormito all'aperto.



La situazione è stata per tutta la notte tranquilla. Hanno detto di non capire perchè il centro di Lampedusa sia stato svuotato, mentre ciò non accade qui a Ponte Galeria». Sono sempre una trentina gli ospiti che rifiutano il cibo del centro, ma accettano quello offerto dai volontari ed assistenti della Cooperativa Auxilium.



«Ora che le istituzioni si sono mosse e la stampa ha parlato del nostro caso, proseguire la protesta è inutile. Stiamo cercando di convincere i 4 che hanno ancora le labbra cucite e gli oltre 10 ancora in sciopero della fame a smettere». Dal Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Ponte Galeria, all'estrema periferia di Roma, a parlare è Mohammed Nouimy, considerato uno dei portavoce della protesta. Marocchino, 44 anni, da 25 in Italia - dei quali 11 passati in carcere per omicidio -, da due mesi a Ponte Galeria, non si è cucito le labbra come 9 ospiti del centro (5 dei quali ieri hanno desistito).


Fino a ieri ha fatto lo sciopero della fame. «A continuare il digiuno sono soprattutto ragazzi provenienti da Lampedusa - ha raccontato Nouimy -. I quattro con le labbra cucite sono marocchini». Nouimy si trova al Cie da due mesi, «da quando mi hanno trovato con i documenti scaduti e portato qui - ha detto -, ma io ho un permesso di due anni e mezzo concesso dal giudice. E dopo 25 anni in Italia non è possibile che non sanno chi sono e devono identificarmi. Il giudice non mi ha espulso e il prefetto invece sì». Gli ospiti del Cie di Ponte Galeria hanno chiesto «tempi più rapidi per l'identificazione, per non stare qui troppo tempo come accade adesso», ha affermato Nouimy. «Ma ora le istituzioni si stanno muovendo e non c'è motivo di continuare la nostra protesta pacifica», ha ribadito.




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Il Messaggero