L'agricoltura in ginocchio, le scuole chiuse per una settimana, trecento vigili del fuoco al lavoro per giorni senza sosta, monitoraggi ambientali a tappeto. E ora...
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L'ALLARME
I dati dei primi due giorni del rogo, quando la nube nera incombeva anche su Roma Sud, nelle immediate vicinanze del sito erano da allarme rosso. Oltre 700 volte la soglia di rischio per la salute, ha calcolato, ieri, l'Arpa Lazio. «Le rilevazioni indicavano una percentuale di concentrazione di diossine e furani di 77,5 picogrammi per metro cubo, a fronte del limite di 0,1 picogrammi per metro cubo indicato dall'Oms». Il Comune di Roma, intanto, ha richiesto alla Asl Roma 6 e alla stessa Arpa di allargare il raggio di indagine. Lo ha annunciato Marco Cardilli, capo gabinetto delegato alla sicurezza del Comune di Roma. «Il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ci informa che terrà ben presente la richiesta del sindaco Virginia Raggi di estendere i rilevamenti a VIII, IX e X Municipio, che hanno segnalato alla Protezione civile disagi a seguito dell'incendio», ha dichiarato durante la seduta della commisione capitolina Ambiente dedicato all'incendio della Eco X di Pomezia.
«Nelle centraline - ha continuato Cardillo - Arpa ha aggiunto ulteriori filtri per identificare Ipa e diossine. L'unica unità mobile a disposizione era impegnata a Albano, non è stata spostata a Spinaceto. Arpa ci ha inoltre comunicato di aver elaborato una proiezione modellistica di ricaduta dell'eventuale nube, in base alla quale verranno effettuati ulteriori controlli». Coldiretti, Cia Agricoltori e Legambiente chiedono il risarcimento dei danni. «Dati impressionanti, è stato un vero disastro», ha dichiarato il presidente di Legambiente Lazio Roberto Scacchi, che ha annunciato anche un esposto in procura. «Il rogo ha prodotto una concentrazione di diossine impressionante nell'atmosfera intorno all'incendio. Bisogna evitare allarmismi ma ora è fondamentale individuare i terreni di ricaduta al suolo attraverso i modelli per lo studio dei venti, solo così si può avviare una seria di bonifica, che operi là dove è necessario intervenire. Per mettere così in sicurezza la salute delle persone e tutti il comparto agro-silvo-pastorale del territorio». In prima fila anche i Verdi. «Senza voler essere accusati di allarmismo non vorremmo che questo incendio causi una piccola Seveso nel Lazio», ha scritto in una nota Angelo Bonelli, dell'esecutivo nazionale dei Verdi. Le analisi più temute quelle sull'amianto hanno escluso la contaminazione. Occorre ora avviare la bonifica.
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Il Messaggero