La paletta spianata fuori dall'auto e l'inseguimento per strada, pure nel traffico. Agiva come se dovesse catturare un latitante, invece commetteva rapine. Indagato dalla...
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A mettere nei guai la strana coppia l'ultima rapina commessa. La vittima ha riconosciuto l'agente e pur non conoscendone il cognome, era certo che si trattasse di un poliziotto. La segnalazione è arrivata al commissariato Primavalle. «Un agente - ha riferito l'automobilista - mi ha inseguito con una Smart, mi ha chiesto i documenti e mi ha preso quanto avevo ed è andato via. Impugnava la pistola. Sono certo che sia un poliziotto perché l'avevo già visto». L'indagine dei colleghi porta subito all'identificazione dell'agente rapinatore. Messo alle strette l'investigatore ha confessato. «Sono impazzito. Ho sbagliato. Avevo bisogno di soldi», si è limitato a dire il poliziotto, trovandosi costretto ad ammettere anche gli altri colpi. Il poliziotto infedele, subito sospeso dal servizio, ora spera di strappare una sentenza non troppo severa. Davanti al pm Andrea Cusani, come il coindagato, ha chiesto di essere processato con l'abbreviato, il rito che in caso di condanna garantisce uno sconto di un terzo della pena. La decisione spetterà al gip Clementina Forleo.
Non è la prima volta che degli agenti si ritrovano a fermare colleghi con l'accusa di rapina. Tre anni fa un altro poliziotto, in servizio al commissariato Aurelio, è stato smascherato dopo tre colpi in strada, sempre in auto con la pistola d'ordinanza e con un complice. Le vittime in quel caso passanti, studentesse e casalinghe alle quali strappavano borse, catenine. Fu condannato a 4 anni e 8 mesi. I rapinatori tiravano fuori la pistola, sfilavano le borse e poi fuggivano via con un'auto rossa rigata su una fiancata. Gli investigatori della Questura erano partiti da quel dettaglio per sviluppare le indagini, ritrovandosi a sorpresa a scoprire che l'auto era nella disponibilità di un collega.
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Il Messaggero