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I FATTI
È poco prima di mezzanotte quando la centrale operativa di polizia avvisa una volante di intervenire per sedare una rissa fra sudamericani alla stazione Cornelia. Quando gli agenti arrivano sul posto trovano solo un gruppo di ragazzini che sta giocando con un carrello della spesa. A quel punto, iniziano schiaffi e spintoni. Nel capo di imputazione si legge che tre agenti, «intenzionalmente cagionavano ai minori un danno ingiusto». Da qui la prima accusa: quella di abuso d'ufficio. Poi ci sono le lesioni. Una delle vittime ha riportato «cervicalgia, escoriazioni, contusione e distorsione del gomito e del collo, ustione da attrito».
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La seconda, invece, contusioni, «ferita del labbro, contusione della parte toracica». Un ragazzino ha raccontato che uno degli agenti lo ha colpito con un forte schiaffo al volto, l'ha afferrato per il polso e l'ha spinto verso il muro. Poi, mettendogli il braccio dietro la schiena, lo ha sbattuto sul cofano dell'auto di servizio. Un altro sedicenne sarebbe stato schiaffeggiato e il terzo strattonato. Un imputato deve rispondere anche di danneggiamento per avere distrutto il cellulare di uno dei ragazzini, che stava cercando di chiamare i genitori: glielo aveva strappato di mano, gettandolo poi in terra e schiacciandolo con una scarpa. A incastrare i poliziotti, i filmati delle telecamere di sorveglianza della zona.
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IL COLLEGA
Fondamentali per le indagini, le dichiarazioni di un collega degli imputati. Aveva iniziato il turno notturno dopo l'aggressione: «Attorno all'una circa, se non ricordo male, mentre mi trovavo in circonvallazione Cornelia, dove ero giunto per una segnalazione di una persona gravemente ferita, venivo avvicinato da una vettura con all'interno un uomo che si qualificava come collega e mi chiedeva cortesemente di scendere dalla vettura di servizio per avere delle informazioni». Era il padre di una delle vittime, «visibilmente agitato, lamentava il fatto che poco prima, nelle vicinanze, un equipaggio di una volante aveva fermato e aggredito suo figlio. Trattandosi di inizio turno ed essendo completamente all'oscuro di tutto, rimasi spiazzato». L'agente, però, nei giorni successivi ha iniziato a fare accertamenti e ha chiesto spiegazioni ai colleghi: «Uno di loro mi ha detto che si era imbattuto in un gruppo di giovani che si trovava nei pressi del luogo in cui era stata segnalata una rissa, al quale si era rivolto invitandoli ad andarsene per evitare che potessero essere a loro volta coinvolti in qualche situazione pericolosa. Riferiva che i giovani si erano rivolti nei loro confronti in modo irrispettoso e ostile. Mi riferiva di aver tirato uno scappellotto ad uno dei ragazzi». Dalle indagini è poi emerso altro.Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero