Hanno spiato pc, mail e hanno cercato di carpire notizie e dati sensibili anche di siti istituzionali. Per questo Giulio e Francesca Maria Occhionero sono stati condannati oggi...
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Per il pm Eugenio Albamonte, titolare del fascicolo, i fratelli hanno tentato di violare anche le mail dell'ex presedente del consiglio Matteo Renzi, del presidente della Bce Mario Draghi e dell'ex premier Mario Monti. «Non è giusto tutto ciò», ha gridato la madre dei due fratelli, nati e cresciuti a Roma dopo la lettura del dispositivo. Il giudice Antonella Bencivinni ha disposto come pene accessorie l'interdizione perpetua dai pubblici uffici per l'ingegnere nucleare e una interdizione di 5 anni per la sorella.
Decisa anche una provvisionale immediatamente esecutiva in favore di Enav (5 mila euro), Regione Lazio (500 euro), Viminale (2 mila euro), ministero Esteri (8 mila) e ministero Economia e Finanza (25 mila euro). Per i due imputati la Procura aveva sollecitato condanne a 9 anni per Giulio e 7 anni per la sorella. Nel corso della requisitoria il pm aveva sostenuto che gli Occhionero «hanno gestito una attività di spionaggio massiva con la creazione di una vera e propria rete telematica che puntava ad infettare circa 18 mila pc in modo da carpire dati sensibili all'insaputa del proprietario del computer».
Per l'accusa, all'ingegnere nucleare spetta la «responsabilità di avere concepito, pianificato e alimentato un sistema per l'acquisizione» di un numero enorme di dati. La sentenza di oggi non chiude la vicenda giudiziaria dei due fratelli. Nei prossimi mesi, infatti, la procura potrebbe chiudere il secondo filone di indagine in cui si ipotizza una presunta attività di spionaggio politico messa in atto dagli Occhionero. Il nuovo fronte ha portato all'individuazione di almeno seimila persone spiate dal 2004 dei due con oltre tre milioni e mezzo di mail carpite dal malware utilizzato dall'ingegnere nucleare.
Le cifre delle mail 'esfiltratè e dei soggetti 'monitoratì, che rappresentano il cuore dell'inchiesta-stralcio, sono stati ottenuti anche grazie alla collaborazione dell'Fbi che ha coadiuvato la polizia postale nello «sbloccare» i server americani dei due indagati. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero