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I rincari stanno colpendo le materie prime e i costi energetici. Dunque, a cascata, sotto un punto di vista economico, andrebbe riconsiderato tutto: da un piatto di carbonara al ristorante al primo degli appalti. E così le grandi opere, che sono inserite anche nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, potrebbero essere a rischio di ritocchi al rialzo dei loro costi. Una spesa più alta per la pubblica amministrazione che diventa una tappa quasi obbligata se si vogliono raggiungere gli obiettivi di rilancio discussi con l'approvazione del Recovery plan. «Purtroppo gli aumenti sono diventati insopportabili e dopo la crisi per la Covid-19 stiamo attraversando un'altra pandemia, quella della crisi energetica e del costo delle materie prime», sottolinea Luciano Mocci, direttore generale di Federlazio. Proprio le revisioni al rialzo dei costi energetici «stanno già impattando in maniera negativa su almeno 100.000 imprese manifatturiere, commerciali e terziarie dell'intera Regione per una condizione che costerà sui bilanci un totale di 6,3 miliardi di euro», aggiunge. Ed è lui a confermare l'ipotesi che «ci potrebbe essere un aumento del 30% dei costi energetici, dei trasporti e delle materie prime, e questo potrebbe far lievitare, di conseguenza, i prezzi di tutti i lavori». Un rischio che può prestare il fianco alla tenuta stessa delle opere se non ci fosse un'iniezione in più di denaro per garantire la continuità del lavoro e, soprattutto, il rispetto dei tempi.
Gli effetti
I listini crescono quindi anche per le opere pubbliche che investiranno la città non solo per approfittare del Pnrr (con i cantieri da fare entro il 2026), ma anche per il Giubileo del 2025, per quello straordinario del 2033 e per l'eventuale esposizione universale che potrebbe portare un nuovo volto della città nel 2030.
I progetti
Tra i progetti più interessanti inseriti nel Pnrr c'è il piano di mobilità e infrastrutture con la cura del ferro, che passa attraverso l'ampliamento delle linee metropolitane e ferroviarie di Roma e della sua città metropolitana. E poi ci sono tutti quei progetti che valorizzano il patrimonio della città. Tra questi, il Caput Mundi che stanzia complessivamente 500 milioni di euro per 335 interventi su 283 siti archeologici e che, nelle sei linee di intervento, prevede anche le 55 riqualificazioni che riguardano parchi, giardini storici, ville e fontane. con Roma 4.0 (che prevede la digitalizzazione dei servizi culturali e lo sviluppo di siti e app per turisti) e Amanotesa (un programma che implementa l'integrazione sociale nelle periferie).
Il Messaggero