Roma, il Campidoglio dice addio alle plance elettorali. «Anacronistiche e inutilizzate, la politica ormai si fa sui social»

L’aula Giulio Cesare ha votato all’unanimità il provvedimento

Roma, il Campidoglio dice addio alle plance elettorali. «Anacronistiche e inutilizzate, la politica ormai si fa sui social»
L’argomento politico attuale da parte dell’assemblea capitolina di Roma è l’eliminazione delle plance elettorali, considerate un mezzo di comunicazione...

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L’argomento politico attuale da parte dell’assemblea capitolina di Roma è l’eliminazione delle plance elettorali, considerate un mezzo di comunicazione ormai antico e di cui si può fare a meno. Infatti l’aula Giulio Cesare ha votato all’unanimità un provvedimento che richiede di rinunciare da parte delle varie tornate elettorali i bandoni metallici, che per anni sono stati riempiti con i manifesti dei candidati dei vari partiti politici. 

I membri della giunta sono dunque tutti compatti e d’accordo: gli spazi pubblicitari metallici rovinano i marciapiedi, sono attrezzature arrugginite, esteticamente impattanti e anacronistiche e visto il loro totale inutilizzo costituiscono, inoltre, sperpero di denaro pubblico. In più la loro presenza limita lo spazio a disposizione dei pedoni e inevitabilmente ha finito per riempire di buchi l’asfalto su cui venivano installate, deteriorandolo. 

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La discussione tra i membri della giunta ha anche evidenziato la perdita di appeal delle plance elettorali, poiché nelle ultime campagne elettorali, con la diffusione dei social network e del web, il ricordo ai bandoni è stato sempre meno frequente, come è accaduto in occasione delle scorse elezioni capitoline. 

L’atto approvato in aula Giulio Cesare, invita il sindaco a promuovere l’abolizione di questi strumenti. «Sono anacronistici e inutilizzati, visto che da anni l'informazione politica si fa attraverso internet, le emittenti televisive, radiofoniche e non da ultimo sui social e sicuramente non grazie a bandoni arrugginiti che non utilizza più nessuno», ha sottolineato Dario Nanni, il consigliere della lista Calenda che è stato primo firmatario dell’atto appena approvato in assemblea capitolina.

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Il Messaggero