Vandali, plastica e rifiuti: così muore Piazza Mazzini

Vandali, plastica e rifiuti: così muore Piazza Mazzini
I solchi neri di calcare pietrificato misto a smog sono, forse, i dettagli meno inquietanti. Perché le condizioni di...

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I solchi neri di calcare pietrificato misto a smog sono, forse, i dettagli meno inquietanti.










Perché le condizioni di degrado che infestano la fontana monumentale di piazza Mazzini appaiono di una desolante varietà. Uno stato di abbandono comatoso che riverbera in tutta l'area a giardino che decora e “impreziosice” uno dei luoghi chiave del rione Prati, che rientra ormai nell'anello del centro storico della Capitale. L'acqua che riempie il bacino ottagonale della fontana è infestata di “oggetti”. Cartacce, buste di plastica, bottigliette, piume di piccioni, addirittura scatole, che galleggiano sulla superficie. E spunta anche un casco, di quelli da motorino, come una boa bianca, lasciato lì, paradossale relitto acquatico di una città che sogna le due ruote su strada. L'effetto discarica si amplifica a ridosso dei getti delle piccole fontanelle, dove la spinta delle onde raccoglie i rifiuti galleggianti verso il bordo, mortificando la posa plastica dei mostri marini che le vorrebbero decorare. Le scritte vandaliche imbrattano il travertino dei basamenti delle fontanelle (che sorreggono colonne coronate da un'aquila e decorate da fasci littori a rilievo).



LA DISCARICA

Graffiti incivili che rubano la scena alle vere epigrafi “Acqua Trevi”, ormai labili incisioni che ricordano come l'acqua della fontana di piazza Mazzini arriva dall'Acquedotto Vergine, lo stesso della fontana di Trevi. Altro che giochi d'acqua. Verrebbe da chiedersi, se questa sia davvero una fontana storica. Sfila nella lista dei beni culturali in consegna alla Sovrintendenza capitolina (è la 35esima fontana nell'elenco presente sul sito web dell'istituzione di piazza Lovatelli). Progettata da Raffaele De Vico e completata con la collaborazione di Ermenegildo Luppi intorno al 1927. Eppure sono mesi che si trascina l'agonia di questo spettacolo impietoso. Che continua, in un atto unico da teatro dell'assurdo, nel “camminatoio” intorno al bacino. Qui la discarica a cielo aperto oscura l'elegante pavimentazione in ghiaia di fiume e ciottoli che disegnano a mosaico segni zodiacali, cornucopie, soli e navi. Al loro posto, carte e cartoni, plastiche, cumuli di immondizia. Spazzatura che si incontra in tutto il giardino, tra viali e siepi. A nulla possono i cassonetti, divelti e spaccati.



CONVENZIONI SCADUTE


L'assessore all'ambiente del I Municipio Anna Vincenzoni conferma: «Negli ultimi mesi la situazione è peggiorata, fino ad oggi non è stato possibile garantire la pulizia per problemi di bilancio». Sono scadute, infatti, tutte le convenzioni comunali con le cooperative per la manutenzione delle aree verdi. E in questa fase di mancato rinnovo, l'intervento fa capo solo al personale del Servizio Giardini capitolino. Che, riconoscono dal I Municipio, è insufficiente. La Vincenzoni fa sapere che ha già richiesto un intervento d'urgenza per l'area verde di piazza Mazzini, in agenda per l'inizio della settimana prossima. «Per la cura delle aree verdi servirebbe che il Campidoglio decentrasse la competenza e i fondi», rilancia la presidente della Commissione cultura Annalisa Secchi. Tutt'altra storia per il monumento: «Noi dobbiamo attivare il Servizio giardini per la pulizia del verde - spiegano dagli uffici di via della Greca - ma la richiesta di un intervento di tutela sulla fontana, che è un bene storico, spetta alla Sovrintendenza capitolina». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero