Il nubifragio, due bimbi in pericolo e i carabinieri

Il nubifragio, due bimbi in pericolo e i carabinieri
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cosa fare

da grande

@nonsonoioseitu La signora Paola non butta via niente. Qualche giorno fa, tra le carte che conserva, ha visto un foglio dattiloscritto, copia della lettera che inviò al Messaggero nel settembre del 1979. «Non c’erano le mail», sorride. E non c’erano tweet o Facebook, quando dovevi raccontare qualcosa, scrivevi al giornale. La lettera uscì sul Messaggero, nella rubrica la Voce dei Lettori, sopra un’altra sugli scippi a Termini (in 35 anni tutto è cambiato, nulla è cambiato). Anche la storia che raccontava la signora Paola potrebbe essere stata scritta oggi: c’è un nubifragio, c’è una famiglia in pericolo perché l’auto rimane «impantanata in una grossa buca d’acqua sull’Appia Antica». Fu salvata da due carabinieri. Scrisse la signora Paola: «Desidero ringraziare un equipaggio di un’autoradio dei carabinieri, nella persona di un appuntato e di un carabiniere. Ha prestato soccorso a me e la mia famiglia durante un violento nubifragio». Il linguaggio era quello formale che si usava allora quando scrivevi ai giornali. «Chissà che fine hanno fatto, dopo tanti anni, quei due bravi carabinieri», dice oggi la signora Paola, che concluse così la lettera: «Questo fatto ha riconfermato la nostra stima nei confronti dei tutori dell’ordine e l’ha giustamente creata nella mentalità dei nostri due bambini». Aveva ragione. I figli furono assai colpiti dal coraggio di quei due carabinieri. Oggi uno dei due indossa la stessa uniforme. «Sì, è un bel maresciallo» conferma orgogliosa. E torna a chiedersi che fine abbiano fatto quei due bravi carabinieri.

mauro.evangelisti@ilmessaggero.it

twitter: @mauroev Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero