La morte di Pier Paolo Pasolini, gli eventi del 2 novembre del 1975 all'Idroscalo di Ostia che portarono all'omicidio del grande scrittore bolognese resteranno avvolti dal...
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La parola fine porta la firma del gip Maria Agrimi che ha accolto la richiesta sollecitata nel febbraio scorso dai pm di piazzale Clodio. Nuovi spunti investigativi a cui non è possibile dare un seguito: così cala il sipario sulla nuova indagine avviata dopo alcune denunce presentate dagli eredi del'intellettuale. Gli accertamenti hanno consentito, però, di accertare la presenza di almeno 5 persone sulla scena del delitto. I carabinieri del Ris hanno, infatti, individuato almeno 5 profili genetici «non attribuibili» sui vestiti indossati dal poeta la notte dell'omicidio e su alcuni reperti. Cinque tracce senza volto e non riconducibili a nessuna delle persone che, negli anni, sono state coinvolti nell'inchiesta sull'omicidio del poeta. Per la morte di Pasolini l'unico condannato resta Giuseppe Pelosi, detto «la Rana», a cui furono inflitti 9 anni e 7 mesi di reclusione.
La nuova indagine era stata avviata dopo la denuncia presentata da Guido Mazzon, cugino della vittima, nel 2010. Il procedimento, però, era sempre rimasto a carico di ignoti. Il procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e il sostituto Francesco Minisci non hanno potuto fare altro che affidare al gip la decisione sull'archiviazione. «La vera novità rispetto al passato è quella di aver riconosciuto, con molta probabilità, la presenza di altri soggetti oltre al Pelosi sulla scena del crimine, grazie agli accertamenti scientifici svolti, che hanno identificato 5 profili genetici sconosciuti», ha affermato l'avvocato Stefano Maccioni difensore di Mazzon, unica persona offesa presente nel procedimento. Il penalista ha poi aggiunto: «Non nascondiamo tuttavia una evidente amarezza in relazione alle motivazioni addotte dal giudice a sostegno della propria ordinanza di archiviazione. Ancora una volta si è persa l'occasione per indagare sul vero movente di questo omicidio». L'avvocato Maccioni ha poi aggiunto: «Nell'atto di opposizione all'archiviazione avevamo fornito nuove piste investigative soprattutto in relazione ad evidenti incongruenze investigative dell'epoca, a collegamenti con la malavita comune romana e su cosa stesse lavorando Pasolini prima di morire».
Nella richiesta di archiviazione i pm scrissero che oltre alla impossibilità di dare una «paternità» ai codici genetici individuati è anche impossibile collocarli temporalmente. «Non si può determinare - si spiega a piazzale Clodio - se quelle tracce siano precedenti, coevi o successivi all'evento delittuoso».
Il Messaggero