Paestum, i carabinieri ritrovano la tomba del guerriero di 2300 anni fa, rubata negli anni '90

Paestum, i carabinieri ritrovano la tomba del guerriero di 2300 anni fa, rubata negli anni '90
Successo per il Comando dei carabinieri Tutela patrimonio culturale, che hanno recuperato gli affreschi originali che decoravano la "tomba del guerriero" di Paestum databile tra...

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Successo per il Comando dei carabinieri Tutela patrimonio culturale, che hanno recuperato gli affreschi originali che decoravano la "tomba del guerriero" di Paestum databile tra il IV e il III secolo a.C. Cinque lastroni decorati con splendide scene dedicate ad un giovane eroe che ritorna a casa, trionfante, con il bottino di guerra, accolto da una dama e da due ancelle. Opere "strappate" dalle pareti del sepolcro e sparite dal parco archeologico di Paestum alla metà degli anni Novanta del secolo scorso. Ritrovate a maggio scorso dopo un'indagine avviata nel 1995. Erano chiuse in un deposito a Campione d'Italia, di proprietà di un collezionista elvetico (del tutto inconsapevole, a suo dire, del furto). Una buona notizia dopo il duro colpo subito dai Beni culturali italiani con l'eclatante furto dei quadri a Verona.



"Gli affreschi rientreranno a Paestum, nella loro terra d'origine", ha annunciato il ministro della Cultura Dario Franceschini che ha tenuto a battesimo la presentazione dei reperti insieme al comandante generale dell'Arma dei Carabinieri Tullio Del Sette nel Museo storico dell'Arma del Carabinieri di Roma a piazza Risorgimento. Proprio qui rimarranno in mostra gli affreschi fino al 10 gennaio, quando poi saranno trasferiti nel parco archeologico campano. Presente alla cerimonia anche Gabriel Zuchtriegel, il tedesco 34enne neo-direttore di Paestum che ha spiegato: "Queste opere, databili al 300 avanti Cristo sulla base dell'analisi stilistica, rappresentano a livello ideale la vita di un membro dell'aristocrazia lucana. Viene infatti rappresentato il rientro di un giovane guerriero con il suo bottino di guerra, salutato durante la parata, dalle donne della sua casa. Opere che ricoprivano le pareti del sepolcro, rimaste invisibili fino alla scoperta della tomba. Purtroppo oggi non sappiamo la sua collocazione precisa, ne abbiamo il corredo funerario per definire una datazione più precisa. Questo perché la tomba non è stata scavata dagli archeologi, ma da clandestini, che hanno compiuto un'azione devastante da un punto di vista scientifico". Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero