Inquilini senza contratto, morosi, associazioni benefiche e culturali che in realtà, nei locali comunali, gestiscono vere e proprie attività commerciali, continuando...
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Sono 50 i beni in concessione del Campidoglio finiti nel mirino dei caschi bianchi, tutti nel I municipio. Un campione di immobili, nel cuore di Roma, accanto ai monumenti più ammirati e visitati dai turisti, che fa parte di una lista molto più ampia, e che comprende 864 locali dislocati in tutta la città.
I PRIVATI
Molti immobili, che in teoria avrebbero dovuto essere destinati ad associazioni con finalità sociali, oggi sono negozi gestiti da privati. Come l'idraulico in via degli Orti d'Alibert, a Trastevere, oppure il fast food di via Giolitti, accanto alla stazione Termini, allestito in un immobile che - a leggere le carte del Dipartimento Patrimonio - dovrebbe essere la sede di «un'associazione». Oppure ancora la palestra che paga un canone mensile di 353 euro per un locale comunale in via Frangipane, tra il Colosseo e Colle Oppio. Anche in questo spazio, in teoria, dovrebbe esserci un'associazione.
ABUSI EDILIZI
I controlli andranno avanti nelle prossime settimane. Il commissario Tronca ha chiesto ai vigili di accelerare. Oggi dal comando della Municipale dovrebbero arrivare i primi risultati sulle 35 ispezioni realizzate nei locali commerciali del I Municipio: dal negozio in via Giolitti gestito dai cinesi, ai due alberghi che affacciano su via Corrado Ricci, a due passi dai Fori Imperiali, ai ristoranti di Borgo Pio. Sono già decine le irregolaritá riscontrate dagli agenti tra abusi edilizi, canoni d'affitto che non sono mai stati aggiornati, attività aperte senza contratto. E ancora: «la non corrispondenza tra il titolare del contratto e l'effettivo esercente, la diversa destinazione d'uso rispetto al titolo giuridico, l'impossibile ricostruzione storica del titolo originario di locazione». Ai titolari degli esercizi sono stati concessi 5 giorni per fornire tutta la documentazione sugli immobili affittati. E la dead-line scade oggi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero