«Guardalo, quello è uno dei traditori, è passato con i nuovi». I nomi da queste parti sono ancora un tabù, ma certi valori nel gergo della mala...
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Roma, spararono al cognato di Roberto Spada: tre arresti. Volevano prendersi il mercato della droga
Nessuno vuol parlare quando si tratta di pistole e agguati, soprattutto all'indomani dell'operazione dei carabinieri che ha portato all'arresto dei responsabili della gambizzazione di Paolo Ascani, cognato di Roberto Spada. «Chi comanda adesso? - ripete la domanda un pensionato, avvicinato all'uscita del supermercato - Quelli di prima non più. Il re è caduto dal trono». Scontato quanto vero il riferimento agli Spada e l'allusione alla famosa serie tv. I messaggi in codice hanno sempre il loro effetto. Lasciano intendere e non dicono e non hanno l'effetto collaterale di essere scambiati per «infami». Il regno, questo di piazza Gasparri, è quello di Carmine Romoletto e di Roberto che dopo la testata ha destabilizzato ogni equilibrio. «Quelli faranno la fine della banda (la Magliana, ndr) finiranno col farsi fuori a vicenda», ammette a mezza bocca un altro anziano. Anche le carte della Procura evidenziano una spaccatura interna al clan Spada. La vittima dell'agguato, Paolo Ascani, conosceva bene i suoi sicari. «Er ciccione ha tirato proprio a ammazzamme - dice Ascani in un'intercettazione ambientale - e mo ho saputo che lui ha lavorato quattro, cinque anni con mi cognato (verosimilmente Roberto Spada)». «Qui invece - ribatte l'amico di Ascani - invece de rompe il c..lo a chi non conoscemo, se lo rompemo tra di noi...». «La nostra paura è ripiombare nell'incubo degli spari - dice M.M., casalinga - il timore è che possa aprirsi una nuova stagione di fuoco. Io sono qui dagli anni'80 qui sono cresciuti i miei figli ed eravamo considerati il Bronx, come è successo fino a poco tempo fa. Poi i continui controlli ci hanno dato maggiore sicurezza ma ora vedo che si è ritornati a sparare, sotto le nostre finestre, davanti alle nostre case».
LO SCENARIO
Piazza Gasparri è ancora il fortino della droga che si spaccia sui terrazzi dei condomini comunali, nelle mansarde delle case popolari e nei garage bunker dove la criminalità nasconde armi e refurtiva. Ad ogni angolo ci sono le vedette. Nei cortili di quello che si può considerare un vero e proprio discount degli stupefacenti si trovano gli spacciatori: ragazzi più grandi, 20-25 anni al massimo, che dispongono di quantità immense di cocaina. Qui la droga non solo è un affare di camorra. Nei bassi - negozi del Comune trasformati in abitazioni di fortuna - vivono le famiglie sudamericane: i cileni che da manovalanza dei clan pretendono ora di comandare la piazza, senza fare i conti con gli eredi dei vecchi che vogliono aggrapparsi a un certo potere e ai nuovi che ora hanno messo gli occhi su Ostia. Dai balconi arrugginiti per la salsedine, qualcuno si affaccia. Il mare è così vicino e qui si vede davvero: «Quello non se lo potrà portare via mai nessuno». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero