Dal lusso a una cella di pochi metri. Resta a Regina Coeli Mauro Balini. A quarantotto ore dall'arresto il gip ha detto no alla scarcerazione del presidente del Porto...
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E' stata alleviata la misura invece degli altri tre arrestati sospettati di averlo sostenuto nella maxi frode, Massimo Amicucci, il commercialista Edoardo Sodano e l'avvocato civilista Sergio Capograssi, da ieri ai domiciliari. Nel corso dell'interrogatorio di garanzia, davanti al gip Maria Grazia Giammarinaro, Balini, difeso dagli avvocati Gianluca Tognozzi e Giorgio Luceri, aveva rivendicato la bontà del proprio operato ricostruendo le tappe della vicenda fino al fallimento. «Nessun imbroglio» aveva ribadito respingendo le accuse: «Per carità, nessun collegamento con i clan locali». Ora i legali di Balini per spuntare la scarcerazione tenterannno di giocare la carta del ricorso al Riesame. L'imprenditore e gli altri arrestati sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, riciclaggio, impiego di denaro, beni utilità di provenienza illecita e trasferimento fraudolento di valori. Reati gravi che avevano portato il pm Alberto Galanti a chiedere e ottenere sequestro di una vasta area del porto, tra cui posti barca, parcheggi, strutture amministrative, commerciali per un valore di oltre 400 milioni di euro.
L'ATTICO
A Balini è stato, inoltre, contestato il reato di trasferimento fraudolento di valori, per aver intestato a società terze il prestigioso attico sul litorale in cui vive, anch'esso ritenuto sottratto alla Ati, e un lussuoso catamarano acquistato. Anche gli altri coindagati comunque hanno respinto le accuse. «Nell'interrogatorio davanti al gip» hanno dichiarato gli avvocati Tito Lucrezio Milella e Giorgio Martellino che assistono Capograssi, «il nostro assitito ha negato di aver avuto qualsiasi ruolo nel fallimento della società che ha realizzato il porto di Ostia per la quale egli aveva svolto esclusivamente attività professionale, cessata per altro tre anni fa, quale civilista, senza occuparsi di vicende societarie». Per la procura il disegno criminale di Balini invece sarebbe nato nel 2005 con la precostituzione di un credito nei confronti della Ati per oltre 28 milioni di euro. Società lasciata poi con un passivo di oltre 155 milioni. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero