Il forte vento delle ultime 48 ore ha creato nuovi e seri danni al litorale. Situazione critica in molte località, anche se la più colpita resta Ostia, dove una...
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«Ormai siamo appesi a un filo - dice Franco Petrini, gestore e rappresentante del Sib - il bar appena sistemato è praticamente lambito dalle onde del mare. Se non è stato oggi, sicuramente sarà domani». Il mare ormai è arrivato alla prima fila dove sono sistemati gli ombrelloni. «Ormai - prosegue Petrini - ho lo stabilimento ridotto a un decimo». Allo storico impianto “Pinetina” sono spariti ristorante e metà delle cabine: «Abbiamo riaperto per non lasciare senza lavoro decine di famiglie e non grazie alla politica immobile», conclude Petrini. «L’erosione ci sta divorando - ammette Ruggero Barbadoro, presidente Fiba (Federazione italiana balneari) - abbiamo rimesso la sabbia ma puntualmente il mare se la riprende. I nostri sforzi sono inutili se non c’è la posa definitiva di scogliere frangiflutti che proteggano e tutelano la costa». Quasi trecento, le cabine ingoiate dal mare con bagnanti orfani di lettini, ombrelloni e sempre più spazio vitale.
La costa del Lido è sfregiata come non avveniva da anni, tanto da rendere irriconoscibile intere porzioni di spiagge romane. «Sono tante le cause - spiegano gli operatori del settore - Il maltempo, ma anche il mancato apporto del fiume Tevere che non riesce più a trasportare i metri cubi di sabbia che portava fino a qualche anno fa». Nel 1979, uno stabilimento contava più o meno 1.270 ombrelloni, l’estate scorsa se ne sono contati circa 220. Quest’anno ancora meno. L’area più colpita è quella del lungomare di levante. I danni maggiori li hanno subiti gli stabilimenti del centro, dove da mesi i gestori hanno perso la battaglia contro il mare. «Una catastrofe», la definiscono i balneari: «Qui c’è da ricostruire tutto». Sarà un’estate con i cerotti, dunque, anche se la Regione Lazio ha stanziato fondi e promesso interventi concreti come quello del ripascimento.
A Fregene non mancano i problemi. L’ultima mareggiata lo ha provato definitivamente: il
geotubo non funziona e non difende in nessun modo la spiaggia di Fregene Sud. Lo dicono i balneari che pure avevano sostenuto il progetto. Quando mancano ancora 100 metri dei 770 previsti – l’ultimo tratto davanti allo stabilimento la Perla, il verdetto non sembra ammettere prove di appello. Qui i balneari sono dovuti ricorrere a soluzioni fai da te con il posizionamento di massi e sacchi di sabbia davanti alle strutture. A Torvaianica c’è ancora il cosiddetto “scalino”, il dislivello che si è creato sulla spiaggia e che impedisce alle barche dei pescatori di uscire in mare. L’estate sul litorale di Roma inizierà più tardi del solito. E le ripercussioni sull’indotto del «sistema mare» si faranno di certo sentire.
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Il Messaggero