È stato preso uno dei membri della banda di rapinatori che lo scorso 9 ottobre aveva rapinato un'abitazione a Dragona, sul litorale romano. Il proprietario di casa...
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Gli agenti avevano già arrestato un altro complice qualche giorno dopo la rapina: un 50enne già sottoposto alla misura cautelare della libertà vigilata, a casa del quale era stata scovata parte della refurtiva, dello stupefacente con materiale per il suo confezionamento, due riproduzioni di pistole prive del tappo rosso ed una finta placca della polizia. Sono ancora in corso le ricerche del terzo uomo. Le fasi del colpo sono state violente e sofisticate. I tre individui avevano bussato alla porta del commerciante venstiti da poliziotti con fare gentile e disponibile: «Scusateci - dicono al figlio e alla madre - dobbiamo controllare la casa, ma roba di pochi minuti». Una volta all'interno, i poliziotti si sono ttramutati in banditi. Hanno preso con la forza il figlio di 20 anni e gli hanno bloccato i polsi dietro la schiena servendosi di fascette da idraulico.
LA DINAMICA
La madre, sulla sessantina, viene minacciata di morte. La donna non può reagire: ha il terrore che possa accadere qualcosa al figlio e soprattutto è una donna sola davanti a tre uomini violenti. Passano i minuti. Troppi per i banditi che non riescono ad aprire le due casseforti e sentono in lontananza le sirene della polizia, avvertita da un vicino per dei rumori sospetti. Insomma, per la banda dei finti poliziotti si mette male. I tre erano convinti di potere smurare le casseforti ma non ci riescono. Imprecano davanti all'impossibilità di prendere il contante. Poi, quella sirena di una volante che li fa desistere del tutto. I criminali fuggono. Quando arrivano gli agenti trovano una situazione molto forte: il ragazzo che implora di liberarlo dalle fasce ai polsi e la madre che è terrorizzata per quello che ha vissuto. Gli agenti stanno seguendo il caso in modo scrupoloso.
Gli investigatori sanno di trovarsi ad una banda rodata e pericolosa che, è quasi sicuro, ha già colpito altre volte. A Dragoncello, i tre hanno fallito per un particolare riguardante le cassaforti, ma si tratta comunque di professionisti delle rapine. Sembrerebbe che i tre abbiano parlato in dialetto romano. Non si tratterebbe, quindi, di una gang composta da stranieri ma proveniente dall'agguerrita malavita locale. I poliziotti hanno ascoltato a lungo le vittime del colpo. Si sono fatti raccontare ogni particolare che potrebbe rivelarsi importante per arrivare a bloccare la gang. La polizia sta indagando a fondo proprio perché ha capito la pericolosità della batteria di rapinatori che ha dimostrato di avere grossa dimestichezza nelle dinamiche criminali.
Il Messaggero