Statuette in terracotta che raffigurano i "saccari" ossia i facchini che scaricavano la merce, lucerne decorate a rilievo con scene di vita del porto, pesi in bronzo...
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Un repertorio di manufatti straordinari che raccontano oggi il viaggio del grano nell'antichità e il suo ruolo nell'attività della città portuale di Roma. Per questo, il ritrovamento degli oggetti svela una millenaria storia suggerendo un itinerario nuovo di visita ai numerosi edifici di Ostia destinati all’immagazzinamento del grano, alla trasformazione e alla vendita dei prodotti derivati. L'evento espositivo, visitabile fino al 24 novembre.
«Lo sviluppo demografico, economico e urbanistico di Ostia è strettamente legato al ruolo che essa svolse, dall’età repubblicana alla tarda età imperiale, come punto di approdo e smistamento delle importazioni di grano che raggiungevano Roma dalle province del Mediterraneo occidentale», dice l’archeologa Claudia Tempesta.
Tra i reperti più significativi spicca il peso in bronzopari a 5 libbre (circa 1.600 g), con un’iscrizione ageminata in argento che ricorda Marco Rutilio Lupo, che rivestì la carica di prefetto dell’Annona in epoca traianea (probabilmente tra il 103 e il 111 d.C.). Altissimo funzionario di nomina imperiale che controllava il commercio del grano. Ancora, le lucerne con raffigurazione di porto, statuette in terracotta dei saccarii, i facchini che si occupavano delle operazioni di carico, scarico, trasbordo e immagazzinamento del grano: vestiti di una corta tunica e con la testa coperta da un copricapo a calotta, i saccarii sono raffigurati nell’atto di trasportare sulle spalle i pesanti sacchi di granaglie. I rilievi in pietra con scene della lavorazione del grano e gli stampi in terracotta di III secolo d.C. forse utilizzati per la produzione di focacce lievitate o dolci crudi.
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Il Messaggero