Strani furti, ammanchi di soldi, ori perduti, plichi sigillati di cui improvvisamente non si ha più traccia. Le vittime della razzia? I più deboli. Pazienti...
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«Alla mia povera moglie morta nel Natale di due anni fa - il racconto ripetuto da un anziano ogni volta che va in ospedale a reclamarli - tolsero orologio e fede nuziale insieme a qualche altro monile, quando sono andato a riprenderli non c’era più niente.
I BUCHI
Funziona così: quando c’è bisogno di prendere in custodia gli effetti personali di un degente, come da appalto, se ne fanno carico gli agenti privati di guardia, i quali scrivono in un verbale cosa hanno ritirato redigendo una breve descrizione del contenuto, quindi sigillano la busta e la ripongono in una cassaforte nella guardiania. In attesa che, terminato il ricovero, il proprietario o chi per lui vada a reclamarli. Ma, all’improvviso, ecco che le buste spariscono. Furti chirurgici o semplice «smarrimento effetti personali dei degenti» come annotato nelle corrispondenze tra direzione ospedaliera e istituto di vigilanza? Di sicuro c’è che le denunce formali alla polizia o ai carabinieri scarseggiano, anche perché molti con il passare del tempo e presi dalla sconforto si rassegnano. Solo alcuni avrebbero ricevuto un risarcimento assicurativo. Quindici anni fa, sempre al Sant’Eugenio, ci fu un’altra clamorosa sparizione, sempre di un plico sigillato e con 12mila euro dentro. Furono individuate tre persone, addetti alla vigilanza, come possibili colpevoli, ma non si poté indicare con certezza chi poteva avere sottratto la busta, visto che la cassaforte è accessibile a più persone e nei momenti più diversi. Nel frattempo, le società di vigilanza si sono susseguite negli appalti, spesso mantenendo lo stesso personale e, soprattutto, lo stesso metodo di custodia dei valori che, quanto meno, lascia a desiderare. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero