«Ho un odio istintivo, voglio proprio insultarti. Come quando sei stressato e vuoi prendere a pugni qualcosa. Ecco, io voglio insultare te». Così parlava uno...
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«Regà, sentivo odore di frocio e non capivo cos’era», dice il leader del gruppo, che su Facebook si faceva chiamare The Boss. Nella chat di classe, in cui intervenivano anche delle ragazze, Davide veniva denigrato per la sua omosessualità. «Non riuscivo più a dormire la notte, era tutto un incubo», racconta oggi, dopo aver cambiato scuola e aver ripreso a vivere una vita normale, anche se quelle ferite resteranno per sempre. «Voglio insultarti come quando sei stressato e vuoi prendere a pugni qualcosa – diceva il bullo in un audio, inviato nell'ottobre del 2015 – Io voglio insultare te». E ancora: «Tu ragioni con il pis… Tu sei acida. Sei una checca. Dai il c… a chiunque».
Domani il tribunale dei minori sarà chiamato a pronunciarsi sulla denuncia presentata dai genitori di Davide. «Nella quasi totalità dei casi di bullismo verso ragazzi lesbiche e gay - dichiara Fabrizio Marrazzo, responsabile Gay Help Line 800 713 713, e portavoce Gay Center- la vittima resta silente in quanto molti ragazzi preferiscono non denunciare gli episodi, perchè temono la reazione dei genitori, che spesso non sanno che i propri figli sono lesbiche e gay. Pertanto, riteniamo importante che il Tribunale dei Minori non valuti quanto ha subito il ragazzo come semplici ingiurie, ciò renderebbe vani gli sforzi dello studente e della famiglia, studente che fu offeso, umiliato e costretto a cambiare scuola ed a perdere l'anno scolastico».
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Il Messaggero