Cinquanta testimoni per Marco Vannini, il 20enne di Cerveteri ucciso un anno fa da un colpo di pistola esploso dall'arma di Antonio Ciontoli, papà dell'ex...
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Cinquanta testimoni per Marco Vannini, il 20enne di Cerveteri ucciso un anno fa da un colpo di pistola esploso dall'arma di Antonio Ciontoli, papà dell'ex fidanzata. Il processo per l'omicidio è iniziato ieri in Corte d'Assise a Roma. Presto inizieranno a sfilare davanti ai giudici forze dell'ordine, medici e consulenti balistici. A partire dall'udienza fissata al 18 luglio, quando la presidente del Collegio giudicante, Anna Argento e il giudice a latere, Sandro Di Lorenzo ascolteranno le parti dell'accusa, rappresentata dalla pm Alessandra D'Amore. In questa occasione il tribunale affiderà anche una perizia su due intercettazioni video e ambientali raccolte la notte del delitto in caserma e che riguardano gli imputanti, in particolare la fidanzata Martina che avrebbe detto «ho visto quando papà gli ha puntato la pistola». Verranno sentiti i primi soccorritori nella villetta Ciontoli in via De Gasperi, a Ladispoli: l'autista del 118 e tre carabinieri, tra cui l'ex comandante di Civitavecchia, Lorenzo Ceccarelli.
Un'intera famiglia dovrà difendersi dall'accusa di omicidio volontario con dolo eventuale. Antonio Ciontoli ha sparato a Vannini con una Beretta. Ma sono imputati per lo stesso reato la moglie Maria Pezzillo, i figli Federico e Martina. Erano tutti presenti in casa quella sera, anche Viola Giorgini, fidanzata di Federico, alla sbarra per omissione di soccorso. Ieri nessuno dei Ciontoli, difesi da Andrea Miroli e Pietro Messina, era presente. Al completo la famiglia Vannini che, rappresentata da Franco Coppi, Celestino Gnazi e Mauro De Carolis, attende di conoscere la verità. I giudici hanno sollevato una presunta incompatibilità tra i legali dei Ciontoli con Viola Giorgini, questione però rimandata.
BOTTA E RISPOSTA
«Abbiamo chiesto - spiega l'avvocato Gnazi - una perizia sulla telefonata al 118. Le voci in sottofondo degli imputati potrebbero dire qualcosa». Ribatte la difesa con Miroli: «La perizia medica della Procura sostiene che Vannini poteva essere salvato se soccorso in tempo, la nostra dice il contrario». Non si è mai capito il movente della tragedia. Storia di bugie e omissioni dalle 23.30 del 17 maggio 2015. Marco si trova a casa dei genitori della fidanzata e misteriosamente viene ferito mentre è in bagno. Federico Ciontoli e la mamma chiamano il 118 ma omettono di dire che il ragazzo sia stato colpito da una pistola. La richiesta di aiuto viene annullata. Passa mezz'ora e viene richiamato il 118. Arriva l'ambulanza ma solo all'una i sanitari vengono informati della verità. Marco dopo un'assurda agonia muore alle 3.10.
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Il Messaggero