Una frase eloquente e spietata, gridata subito dopo avere massacrato di botte un clochard sulla banchina del Tevere sotto ponte Sisto a Roma: «Finalmente l'ho...
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Roma, omicidio sul Tevere, famiglia Solomon: «Galioto è pericoloso, vogliamo giustizia»
Quando il gip ha comunicato a Galioto la presenza dei due filmati, che si uniscono alle versioni convergenti di cinque testimoni, il punkabbestia ha deciso di fare alcune dichiarazioni spontanee, senza però rispondere alle domande del magistrato, rinunciando quindi all'interrogatorio di garanzia. Assistito dall'avvocato Michele Vincelli, Galioto ha ammesso di essersi avvicinato alla vittima, ma ha negato l'aggressione: «Non sono stato io a uccidere quell'uomo. Sono passato di là dopo, è stato picchiato prima da un'altra persona», ha detto. Ma le escoriazioni su tre nocche delle mani sembrano raccontare un'altra storia.
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Sono stati proprio i testimoni a fornire agli inquirenti i filmati realizzati con i cellulari, che immortalano il momento dell'aggressione - si vede anche il cane di Galioto azzannare la vittima al volto - e il tentativo di fuga. Le loro dichiarazioni sono state giudicate convergenti e attendibili. Uno di loro ha sentito il clochard gridare una frase choc dopo essersi accanito sulla vittima: «Finalmente l'ho ammazzato». Mentre una coppia, che si trovava sull'altra sponda del fiume, ha assistito alla scena. Sono gli stessi testimoni che hanno cercato di soccorrere la vittima e che hanno chiamato il 118. Erano le sei di giovedì sera, Galioto si era appena allontanato e il clochard, ferito e sfigurato in volto, era ancora vivo. Ma è morto poco dopo. E Galioto, fermato dagli agenti del commissariato Trevi Campo Marzio ha subito cercato di smarcasi dalle accuse: «Non sono stato io, mi sono avvicinato quando era già in terra esanime, ho anche cercato di rianimarlo, poi me ne sono andato».
Il Messaggero