Mafia Capitale, Odevaine ai pm: «Così portavo i soldi in Venezuela»

Mafia Capitale, Odevaine ai pm: «Così portavo i soldi in Venezuela»
Ammette di aver preso più o meno 150mila euro da Salvatore Buzzi negli ultimi due anni. Ma sul tesoro transitato verso il Venezuela, Luca Odevaine, fino a dicembre membro del...

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Ammette di aver preso più o meno 150mila euro da Salvatore Buzzi negli ultimi due anni. Ma sul tesoro transitato verso il Venezuela, Luca Odevaine, fino a dicembre membro del tavolo sull'immigrazione del Viminale, dà una spiegazione diversa: «Ho fatto degli investimenti in Venezuela buona parte di questi assieme a mia moglie - è la ricostruzione di quanto detto due giorni fa, nel corso delle dichiarazioni spontanee rese al pm Paolo Ielo - e questi investimenti dovevano essere costantemente gestiti. Per questo ho assunto il commercialista Stefano Bravo che, su mio mandato, è andato in Svizzera, portando 4mila euro in una valigetta».




IL COMMERCIALISTA Bravo è il commercialista che i Ros, nel corso dell'inchiesta, seguono fino alla Svizzera. Secondo la procura ”esfiltrava” verso l'estero un giro consistente di denaro. Odevaine, invece, assistito dall'avvocato Luca Petrucci, spiega che il professionista sarebbe stato mandato oltre confine una sola volta per pagare un uomo d'affari che si era occupato di aprire e amministrare una società a Panama.



Attraverso questa società, l'ex vice capo di gabinetto della giunta Veltroni avrebbe gestito tutti i beni e gli immobili presenti in Venezuela, frutti di investimenti precedenti e, a suo dire, non collegati ai versamenti che gli garantiva Salvatore Buzzi. Il potente capo delle cooperative sociali l'avrebbe pagato solo come «spicciafaccende» nel rapporto con le amministrazioni locali e le prefetture.



Odevaine ha però ripetuto più volte che nell'elenco dei rapporti messi a disposizione di Buzzi non c'era quello con il Viminale, dove sedeva come membro del tavolo sull'immigrazione. Insomma, quei soldi non li avrebbe presi come pubblico ufficiale. Se la procura crederà alla sua versione, l'accusa di corruzione potrebbe ridursi al semplice ”traffico di influenze”.

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Il Messaggero