Lucio Giordano Lunfardi, l’abominevole, l’indegno, il mio nuovo neroe @EnricoTerrinoni Neroe?...
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@EnricoTerrinoni
Neroe? Sì, un eroico distruttore come Nerone. Anzi, peggio di Nerone. E più terribile anche dei lanzichenecchi. Quelle bestie protestanti del Sacco di Roma nel 1527? Dei dilettanti, in fondo. E Jeeg Robot che voleva fare esplodere la Capitale? Una mammoletta alla fine si è rivelato, e infatti Claudio Santamaria la bomba la spegne nel Tevere dopo essercisi tuffato insieme all’ordigno. Altra cilecca insomma. Come quella degli ultras del Feyenoord. Avrebbero voluto mangiarsi tutti i marmi pregiati di Roma, ingoiare il barocco e poi risputarlo da ubriachi in un vomito di birra rancida e pezzi di pietra, e invece si sono dovuti accontentare di spaccare la Barcaccia berniniana di piazza di Spagna. Che dilettanti, e smidollati. Per non dire, appunto, di Nerone e del suo incendio velleitario. Nessuno di questi volenterosi distruttori di Roma può rivaleggiare con Lucio Lunfardi, il tipaccio inventato da Vittorio Giacopini nel suo “Roma” (Il Saggiatore). Non bruciare Roma o masticarla, ma affogarla. Ecco il piano di Lucio. Deve annegare nella propria marana questa città corrotta, in rovina, brutalmente decaduta nella sua abominevole vergogna a cui va posta fine. E così, «nun ce se pensa più». Essere punita da se stessa, con tutte le sue schifezze, dalla schifezza del suo torbido: ecco che cosa si merita Roma, secondo l’orrido Lunfardi. Il quale è più cattivo di tutti noi, ma almeno lui ha la fortuna, che a noi manca, di vivere in un (bel) romanzo.
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Il Messaggero