Roma, l'ipogeo di Necci: da rifigio antiaereo a spazio da scoprire

Ipogeo del Necci ph Guido Laudani
Era un fondamentale rifigio antiaereo durante la Seconda Guerra Mondiale. Per anni è stato dimenticato e dopo una casuale ma fortunosa riscoperta, è stato...

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Era un fondamentale rifigio antiaereo durante la Seconda Guerra Mondiale. Per anni è stato dimenticato e dopo una casuale ma fortunosa riscoperta, è stato recuperato. Ora sarà destinato a visite guidate e degustazioni di vini pregiati. Non è la trama di un film ma la realtà sotterranea del Pigneto, a Via Fanfulla da Lodi nel bar amato e frequentato tra gli altri da Pier Paolo Pasolini: "Necci dal 1924".

Questo spazio sotterraneo, l'ipogeo, in epoca etrusco romana era una cava di pozzolana, nei primi dell’Ottocento era diventata la cantina vinicola della masseria sovrastante e, durante la Seconda Guerra Mondiale, fu utilizzato come un rifugio antiaereo. “I grandi vecchi” del Pigneto lo ricordano ancora, visto che quel luogo li ha accolti quando dal cielo piovevano bombe.

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L'ipogeo è tornato alla luce grazie ai gestori Agathe Jaubourg e Massimo Innocent: le planimetrie del locale mostravano da sempre uno spazio sottostante al bar, ma il ritrovamento è avvenuto per caso, durante l'interramento di una pianta. Ci sono voluti otto mesi per bonificare e ristrutturare la zona e, grazie alle preziose testimonianze degli abitanti più anziani del quartiere, ne è nato anche il documentario “ERICOVERO. Storia profonda del quartiere Pigneto”, in programma sabato 25 settembre al "Pigneto Film Festival"; scritto e sceneggiato da Massimo Innocenti per la regia di Alessandro Menale.

Ora, dopo un’accurata opera di ristrutturazione conservativa, l'ipogeo viene restituito ai frequentatori. Dal 23 al 26 settembre è in programma una mostra fotografica "Cosplay" di Filippo Trojano, nell’ambito della quarta edizione del Pigneto Film Festival. L’ipogeo sarà poi visitabile dal pubblico solo su prenotazione: al suo interno si viene accolti dalla cantina di vini incastonata nel tufo e dal “cave bar”, già ribattezzato come il “Sotto Sotto”.

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Il Messaggero