Roma, il rito islamico come uno show: moschea chiusa a Torpignattara

Roma, il rito islamico come uno show: moschea chiusa a Torpignattara
La moschea va chiusa per esercizio di attività abusive. In particolare spettacoli non autorizzati. Come se il rito islamico assomigliasse a uno show perchè recitato...

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La moschea va chiusa per esercizio di attività abusive. In particolare spettacoli non autorizzati. Come se il rito islamico assomigliasse a uno show perchè recitato in lingua straniera, su un palco e davanti al pubblico. È un'interpretazione certamente destinata a far discutere quella con cui è stata chiusa la moschea Torpignattara Jame Masjd, nel cuore della Marranella. Chiusa, appunto, perché all'interno e all'esterno si prega ma anche per irregolarità edilizi, lavori non autorizzati e violazione delle norme antincendio. I vigili urbani hanno contestato per la prima volta la violazione del testo unico di pubblica sicurezza, assimilando la preghiera a un'esibizione. Il Reparto Operativo che il 5 ottobre ha fatto scattare il sequestro preventivo nel garage adibito a moschea, in via Lodovico Pavoni, contesta il fatto che nello spiazzo interno si eserciterebbero spettacoli pubblici abusivi, senza l'autorizzazione del prefetto.


«All'interno del locale - riporta il verbale di sequestro - vengono svolte attività abusive». Prima fra tutte uno «spettacolo consistente in declamazione di testi e versi in lingua non italiana da parte di una persona che si esibisce davanti a un pubblico che partecipa attivamente». «Poi c'è un palco - si specifica - Assenza di un impianto elettrico a norma di legge. Assenza delle misure prevenzione incendi». «All'interno del locale - conclude il provvedimento - venivano eseguiti lavori edili in contemporanea con le attività, in assenza dell'autorizzazione. È stato inoltre realizzato un cambio di destinazione d'uso da box a locale adibito a pubblico spettacolo».

LE CONTESTAZIONI

La richiesta di sequestro avallata dal pm di turno ora è al vaglio del gip. Un precedente sequestro scattato nel 2014 in un locale attiguo era stato bocciato dai giudici del Riesame. Allora veniva contestato il cambio di destinazione d'uso «da autorimessa a luogo di culto». Ma visto che i fedeli si erano limitati a sistemare tappeti e qualche altoparlante il reato non è stato ritenuto compiuto. «Ma adesso, associare un momento di preghiera ad uno spettacolo appare quantomeno fantasioso - ha commentato l'avvocato Gianluca De Fazio, pronto a impugnare il sequestro - Il problema va risolto con un tavolo politico che riporti le cose alla realtà».
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Il Messaggero