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Ore di ricerche nel lago di Giulianello, tra Artena e Cori, e poi la tragica scoperta che nessuno avrebbe voluto fare. Gli uomini dei vigili del fuoco e dei carabinieri fino all’ultimo hanno sperato di trovar vivo un trentottenne di Cave, scomparso sulle sponde del lago formalmente chiamato “La Torre”.
E invece hanno dovuto prendere atto della morte dell’uomo quando i sommozzatori dei vigili del fuoco lo hanno trovato a quattro-cinque metri di profondità, sul fondo dello specchio d’acqua naturale. Era annegato. Probabilmente ha perso la vita domenica sera, dopo aver fatto una nuotata per motivi che non sono stati ancora chiariti. Si tratta di Alessandro Scipioni, operaio di Cave con la passione per la pesca sportiva. Il trentottenne l’altro ieri si era recato a pescare sulle sponde dello specchio d’acqua compreso nel territorio amministrativo di Artena, al confine con la città pontina di Cori. Un luogo tutelato dalla normativa regionale come monumento naturale e, allo stesso tempo, storicamente molto frequentato dagli appassionati di pesca sportiva, regolamentata dall’alba al tramonto.
PASSIONE
Alessandro era uno sportivo come loro.
IL GIALLO
A quanto pare, il pescatore di Cave si sarebbe spogliato e avrebbe iniziato a nuotare, forse per recuperare una barca telecomandata che potrebbe essere rimasta ferma nello specchio d’acqua. Oppure l’obiettivo poteva essere quello di riportare sulla riva qualche altro oggetto. Si sarebbe così allontanato una ventina di metri dalla sponda, ma, forse preso da un malore, non ce l’ha fatta a rimanere a galla. Le ricerche sono passate quindi sul fondo del lago e per questo i carabinieri hanno chiamato i vigili del fuoco, le cui squadre di soccorso sono partite da Colleferro e da Roma. Le operazioni sono iniziate verso le 9.30. I sommozzatori hanno passato ore a perlustrare il fondale melmoso con l’utilizzo dei comunicatori subacquei e del “Didson”, il sonar usato in questi casi dai vigili del fuoco. Intorno alle 15 è arrivata la notizia che nessuno avrebbe voluto sentire. Il corpo senza vita dell’uomo era stato individuato a una ventina di metri dalla riva, a una profondità tra i quattro e i cinque metri. Per tirarlo fuori c’è voluta circa un’ora. A nulla è servito il personale del 118 a disposizione per eventuali manovre di emergenza. Per Alessandro non c’era più niente da fare. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero