La grande corsa all'apertura dei minimarket nel centro storico potrebbe avere la sua battuta d'arresto. L'annuncio, via social, è arrivato secco e diretto ieri...
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STERZATA IN EXTREMIS
Un cambiamento di rotta che, forse, è stato ispirato anche dall'ultima Commissione capitolina al Commercio quando è stata presentata la proposta di modifica della delibera da parte del consigliere comunale dem Orlando Corsetti e 40 rappresentanti delle associazioni di residenti (testo che aveva già recepito le osservazioni del I Municipio) che punta invece a stoppare i locali alimentari che vendono e somministrano alcolici. Dal commercio all'abusivismo ricettivo, la stretta di Meloni mira anche ai Bed&Breakfast irregolari, «una piaga da oltre 6mila strutture abusive a Roma». Senza dimenticare il rilancio dei mercati rionali («strutture fatiscenti su cui arriveranno fondi per la ristrutturazione»). Ma certo, quello dei minimarket resta un caso incandescente. Il centro, d'altronde, è ormai saturo a livelli esponenziali. Come indica, carte alla mano, la consigliera del I Municipio Nathalie Naim, esperta di commercio, tra i rioni Monti, Trastevere, Trevi e Borgo, le aree di piazza Navona, Campo dei Fiori e il Tridente, si contavano solo nel 2015 ben 1604 minimarket, per il 99% gestiti da bengalesi che tengono tirata su la saracinesca per circa 18 ore (chiudendo intorno alle 2 di notte). Attività cavalli di troia per vendere alcolici, il vero business. Come è possibile che abbiano avuto vita facile per invadere il centro storico? «Aprire un minimarket senza canna fumaria nè cucina all'ombra dei monumenti millenari è un'operazione imprenditoriale facilissima - spiega Nathalie Naim - fanno una Scia con una semplice comunicazione online al municipio come attività di vicinato alimentare, che fra l'altro è una categoria alimentare tutelata». Un autentico paradosso normativo. Qualche dato? Solo nel rione Monti nel 2015 avevano aperto 514 minimarket, a Trastevere se ne contavano 292, nel Tridente 214, intorno a piazza Navona 159, a Campo dei Fiori 130, a Trevi 172, a Borgo 127. I comitati di residenti e le associazioni ambientaliste sono sul piede di guerra. «Servono regole certe e divieti assoluti per salvare il centro prima che sia troppo tardi. Confido nella sensibilità per il decoro dell'assessore», incalza la Naim.
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Il Messaggero