«Accoglienza equilibrata, sostenibile e diffusa»: il ministro dell'Interno Marco Minniti respinge le richieste del sindaco Virginia Raggi e, riguardo alle presenze...
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Minniti, infatti, ha confermato l'intenzione di ricevere Raggi, ma è immaginabile che l'incontro avrà un orizzonte più ampio, visto che, dati alla mano, la città non sembra soffrire l'emergenza di cui va discutendo il sindaco: 4694 ospiti tra piano Sprar e Cas (quello gestito dalla prefettura), contro i 7500 che potrebbe ricevere. C'è poi l'altro aspetto che verrà certamente discusso, ed è quello secondo il quale, dei 380 comuni presenti nella Regione, solo 167 fanno accoglienza.
I TEMI
Sono diversi, dunque, i temi da trattare, alla ricerca di «un percorso che vuole essere condiviso», ma che non deve discostarsi dalla realtà delle altre grandi città metropolitane. Proprio per questo, forse il sindaco ha deciso di raddrizzare un po' il tiro rispetto alle sue stesse dichiarazioni, e ha sottolineato: «Roma fa la sua parte e continuerà a farla come tutte le altre città. L'accoglienza dei più fragili è prima di tutto un dovere morale che deve tuttavia essere attuato con regole precise e in maniera controllata per evitare sacche di illegalità e fenomeni opachi come quelli visti in passato proprio qui in città. Solo in questo modo sarà possibile tutelare seriamente chi ne ha diritto senza creare scontri sociali».
Minniti, comunque, anche ieri ha preferito evitare repliche dirette, perché il suo ragionamento è stato quello di non alimentare polemiche all'indomani del primo turno delle amministrative. Anche perché, sebbene il tema accoglienza sia molto caldo e delicato, i numeri che riguardano Roma non suffragherebbero le lamentele di Raggi. Sulla Capitale non pesa un carico di migranti «ingiusto» rispetto ad altre realtà e gli accolti (4694 in città, circa 9 mila in tutta la provincia) sono in linea con l'accordo sottoscritto con l'Anci che assegna una quota di 2,5 stranieri ogni mille abitanti per le 14 Città metropolitane.
Per questa ragione, la soluzione preferita dal Viminale è quella del modello Milano, perché a tutt'oggi la strategia considerata più vincente dal ministro è proprio quella dell'accoglienza diffusa. Più Comuni partecipano all'accoglienza (per ora circa 2.800) e più si potrà gestire il fenomeno in modo ordinato, con l'accordo e senza che le prefetture si trovino costrette a reperire in tutta fretta posti di ospitalità che a volte creano tensioni con le comunità locali.
L'IMPEGNO
Qualora l'intesa dovesse passare anche per i Comuni laziali, comunque, questi ultimi dovranno impegnarsi ad accogliere i rifugiati «gradualmente sul proprio territorio, entro il 31/12/2017». Chi accetta - l'adesione è volontaria - potrà prevedere la «progressiva copertura del 50% dei posto di accoglienza previsti dal piano Anci-ministero dell'Interno». La metà, insomma, di quelli che potrebbe rischiare di ritrovarsi con un'ordinanza prefettizia.
La linea è stata ribadita ieri da Minniti sia al governatore della Sardegna Francesco Pigliaru, che al sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, trovando sostegno anche nelle dichiarazioni del presidente dell'Anci, Antonio Decaro, per il quale i migranti «vanno dirottati su quei territori che non fanno accoglienza, secondo quanto prevede l'accordo». Tutto questo mentre gli sbarchi sono arrivati a 65 mila persone nella prima metà del 2017: +19% rispetto al 2016 che ha fatto registrare il record di arrivi (181 mila). Con questo ritmo si toccherà quota 200 mila a fine anno, e senza la disponibilità di tutti i sindaci a fare la propria parte - è il ragionamento del ministro - la partita sarà sempre più complicata. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero