Una vita dedicata alla lotta alle mafie, da Palermo a Reggio Calabria, fino alle più recenti inchieste che hanno coinvolto la capitale. Una vita che da più di 20...
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Csm, Michele Prestipino è il nuovo procuratore di Roma
Sempre dalla Dda palermitana ha seguito indagini sulle connessioni tra mafia, politica e sanità fino a quella, con l'allora procuratore capo Pietro Grasso, sullo scandalo delle “talpe” in Procura. Da novembre del 2008 è procuratore aggiunto a Reggio Calabria dove indaga sulla struttura della 'ndrangheta calabrese e sulle sue ramificazioni economiche nel Nord Italia. Un lavoro che lo vede nell'inchiesta «Crimine» lavorare nuovamente al fianco di Pignatone, di Nicola Gratteri, all'epoca procuratore aggiunto a Reggio Calabria, e dei sostituti Maria Luisa Miranda, Antonio De Bernardo e Giovanni Musarò, ora anche lui nella Dda di Roma.
Da novembre 2013 svolge le funzioni di procuratore aggiunto a Roma coordinando la direzione distrettuale antimafia.
Con Prestipino e il pm Giovanni Musarò scatta poi l'indagine “Gramigna” che porta al maxiprocesso in corso a Roma al clan dei Casamonica: oltre quaranta imputati con accuse che vanno dall'associazione mafiosa dedita al traffico e allo spaccio di droga, all'estorsione, l'usura e detenzione illegale di armi. Tanti i gruppi attivi nel traffico di droga nelle grandi piazze di spaccio della capitale, colpiti con le inchieste della Dda di Prestipino: dagli arresti del clan Cordaro alla più recente inchiesta “Grande Raccordo Criminale”è che ha portato a smantellare un gruppo di narcotrafficanti con a capo Fabrizio Piscitelli, alias Diabolik, poi ucciso il 7 agosto al Parco degli Acquedotti, e il suo braccio destro, il broker Fabrizio Fabietti. Con l'addio alla Procura di Roma lo scorso maggio per raggiunti limiti d'età di Giuseppe Pignatone (ora alla guida del tribunale vaticano) Prestipino ha assunto l'incarico di facente funzioni dell'ufficio requirente che conta novanta sostituti e nove aggiunti. Oggi il plenum del Csm lo ha nominato procuratore di Roma. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero