Roma, pestato sulla metro, scarcerato uno degli aggressori. La mamma della vittima: «Erano delle furie, ora devono pagare»

Roma, pestato sulla metro, scarcerato uno degli aggressori. La mamma della vittima: «Erano delle furie, ora devono pagare»
«L'hanno scarcerato? Me lo stava dicendo il tabaccaio, avranno visto se c'entrava o no, le immagini delle telecamere di videosorveglianza sono chiare». ...

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«L'hanno scarcerato? Me lo stava dicendo il tabaccaio, avranno visto se c'entrava o no, le immagini delle telecamere di videosorveglianza sono chiare».

Non c'è traccia di meraviglia o rancore nelle parole di Elena Vazzaz, la madre del 37enne massacrato in un vagone della metro il 19 settembre. Luigi Riccitiello, 27 anni, di Caserta, il primo a spingere suo figlio Maurizio Di Francescantonio, il primo a fuggire, ha ottenuto gli arresti domiciliari, con braccialetto elettronico.
«Ma come? Io pensavo fosse il più piccolo. Invece se è quello che penso io ha dato più botte degli altri. Comunque ho riconosciuto perfettamente gli aggressori, la polizia lo sa e mi auguro che chi ha fatto così male a me e mio figlio, paghi davvero tanto».

Nessuna parola di troppo, la signora Elena, come ha sempre fatto, ha fiducia negli investigatori.
«Io non me la sento di condannare un ragazzo, dissi loro nella fase del riconoscimento, su gli altri due, no, non ho avuto dubbi».

Si tratta di Antonio Senneca e Gennaro Riccitiello, per loro il Tribunale del Riesame non ha disposto lo stesso trattamento. Luigi Riccitiello, sarebbe stato poi quello che ha infierito di meno sulla vittima, colpevole solamente di averli avvertiti che in metro non si può fumare. I tre tornavano da un rave party ed erano strafatti, imbottiti di alcol e droghe. Facevano confusione, davano fastidio ai passeggeri, fumavano. Intorno a loro, all'altezza delle fermate che vanno da Castro Pretorio a Bologna si stava creando il vuoto, qualcuno al massimo li riprendeva con il cellulare. Luigi è stato arrestato poco dopo, assieme a Senneca, è stato lui ad avvicinarsi per primo a Maurizio, a colpirlo senza aprire bocca mentre l'uomo diceva «Fratè , ma che ce l'hai con me, calmati, che stai a fa?».

Anche lui è accusato di tentato omicidio. Per il gip e il pm hanno picchiato «brutalmente due passeggeri inermi» consapevoli di poter uccidere.
«Deve vedere che cattiveria che avevano, come colpivano», ricorda Elena. Maurizio, suo figlio, sta guarendo piano piano, «gli resta ancora un gran mal di testa. La rabbia? Ce l'ha, ma noi due non ne parliamo più. Di quello che è successo in casa non parliamo mai. L'importante è che paghino, e che paghino davvero».

Elena è stanca vero, di ripetere come è andata e ricordare.
«Voglio solo dimenticare, sto un po' meglio, Maurizio deve fare ancora delle visite, si sta riprendendo poi potrà cercardi un lavoro».

Lei lo ha difeso fino all'ultimo, per questo hanno infierito anche su di lei
«Quelli li' non hanno capito che tipo è mio figlio, voleva solo metterli in guardia, è fatto cosi, lo rifarebbe».

Ma si è trovato davanti dei delinquenti

«Erano bestie. Strafatti. Ma li ho riconosciuti subito sa? Uno mi disse: Ah, sono io? Ed io: sì, sì sei proprio tu».



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Il Messaggero