Metro A, crepe in stazione: stop ai tir sulla Tuscolana

Non c'è pace per le stazioni della linea A della metro. Dopo i guai in Centro, e la mancata riapertura per Pasqua, ora i problemi arrivano anche in periferia. Ad...

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Non c'è pace per le stazioni della linea A della metro. Dopo i guai in Centro, e la mancata riapertura per Pasqua, ora i problemi arrivano anche in periferia. Ad accusare problemi, infatti, questa volta è la fermata Giulio Agricola, sulla Tuscolana, dove una serie di infiltrazioni di acqua piovana, provenienti dalla superficie della strada, hanno aperto crepe sulla volta della struttura. Risultato? Già da diverse settimane, quanti si recano a prendere la metro si trovano sbarrate due delle quattro entrate della stazione, per cause che finora non erano state rese note. E la situazione, considerato quanto accaduto alle fermate centrali Repubblica, Spagna e Barberini che sono tuttora chiuse dopo i ripetuti incidenti alle scale mobili, ha destato un certo allarme tra gli utenti, molti dei quali hanno anche notato lo scorso 9 aprile i tecnici dei vigili del fuoco effettuare dei rilievi nella stazione.


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IL VERTICE TECNICO
La stazione infatti, come è emerso in un'apposita riunione che si è tenuta il 29 marzo scorso presso l'assessorato alla Mobilità, presenta una situazione di degrado di parti strutturali della copertura, crepe sulla volta e infiltrazioni che in assenza di provvedimenti potrebbero peggiorare.

Fortunatamente, al momento la chiusura della fermata (sarebbe la quarta fuori servizio sull'intera linea A) è scongiurata. Ma in attesa dei lavori sulle parti ammalorate, si è deciso di intervenire sulla viabilità di superficie. Nella riunione in assessorato è emersa la necessità di adottare dei provvedimenti di limitazione alla circolazione dei mezzi più pesanti, per evitare che le vibrazioni provocate dai Tir possano compromettere ulteriormente la copertura della stazione metro: decisione inevitabile, visto il rischio che si correva, ma che sta creando non pochi disagi alla viabilità della zona. I tir sono costretti a passare sulle vie laterali, incolonnandosi sull'Appia e creando problemi agli automobilisti e anche ai mezzi del trasporto pubblico. «Da qualche giorno dicono i residenti in zona c'è più traffico, e ci vuole di più per arrivare al lavoro».

IL SOPRALLUOGO
I problemi strutturali sono stati confermati dei vigili del fuoco che il 10 aprile, giorno successivo ai rilievi, con un fonogramma al dipartimento Simu e ai vigili urbani del VII Gruppo Tuscolano hanno prescritto il divieto di transito. Il provvedimento è stato emesso due giorni fa dalla polizia locale e riguarda i veicoli con massa a pieno carico superiore alle 19 tonnellate, fatti salvi gli autobus dell'Atac, che non potranno circolare sulla Tuscolana, né nella carreggiata in direzione centro né in quella in direzione Gra. Far circolare i mezzi pesanti, infatti, non sarebbe prudente: la parte di asfalto interessata dalle infiltrazioni di acqua, dovute quasi sicuramente alla mancata pulizie delle caditoie sul manto stradale, è proprio quella che fa da tetto alla stazione. Anche i passaggeri sono preoccupati: «Abbiamo visto dei cartelli qui sopra, ma non avevamo ancora capito cosa stava accadendo». Chi può, magari allunga il tragitto a piedi, e va a prendere la metro una fermata più avanti. «In fondo con Numidio Quadrato c'è solo un chilometro di distanza a piedi», racconta una signora.

GLI ULTERIORI RISCHI

E la situazione rischia di restare così a lungo. Eppure i soldi per intervenire ci sarebbero anche: sono i famosi 425 milioni stanziati dall'allora ministro Delrio ormai nel 2016. «L'amministrazione M5S dice Ilaria Piccolo, consigliera Pd e vicepresidente della commissione Trasporti non riesce a spendere quei fondi. È vero che c'è stato un cambio di governo, tanto che la convenzione tra Mit e Roma Capitale è stata firmata dal ministro Toninelli, ma c'è anche un problema di input politico». Dall'Atac replicano: «Stiamo monitorando la situazione e sono già previsti interventi provvisori di puntellamento della volta della stazione, in attesa dei lavori definitivi». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero