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«Dopo che le ha sparato, Martina si è accasciata tra le mie braccia. Mentre chiedevo aiuto disperatamente, ho visto Bonaiuti fermo all'altro angolo della strada che guardava e si gustava la scena con la faccia compiaciuta». Lorenzo Scialdone ha assistito in diretta all'assassinio di sua sorella e non ha potuto fare nulla per salvarla. «Ha puntato la pistola con le braccia distese all'altezza del petto di Martina e in una frazione di secondo ha premuto il grilletto. Era a poco meno di un metro di distanza da lei. Ho visto la macchia di sangue espandersi sul maglioncino bianco di mia sorella». Ieri è stato sentito come testimone davanti alla prima Corte d'assise di Roma nel processo che vede imputato Costantino Bonaiuti, l'ingegnere di 62 anni che la sera del 13 gennaio 2023 sparò alla sua ex, l'avvocatessa Martina Scialdone, di fronte a un ristorante in via Amelia, al Tuscolano. La Procura gli contesta l'omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai motivi futili e abietti, rappresentati dalla gelosia e dall'aver agito contro una persona a lui legata da relazione affettiva. L'uomo è accusato anche di porto illegale in luogo pubblico della pistola semiautomatica Glock che deteneva per uso sportivo. Il cuoco del locale, che era fuori a fumare una sigaretta, ha raccontato ai giudici di aver sentito un "botto": «Poi ho visto la ragazza accasciarsi, l'uomo che era lì aveva qualcosa in mano, ha fatto un ghigno». Lo stesso ghigno di soddisfazione che ha descritto Lorenzo Scialdone. «Questo smentisce ogni ipotesi di un delitto accidentale o di impeto», ha commentato l'avvocato Mario Scialla, legale di parte civile della madre e del fratello della vittima.
La richiesta di perdono
E ieri Bonaiuti si è appellato proprio a lui: «Ciao Lorenzo, vorrei chiedere perdono per ciò che è successo. È una parola riduttiva, so quanto stai soffrendo, eri attaccatissimo a Martina e lei a te - ha detto l'imputato rendendo dichiarazioni spontanee - Mi eri molto simpatico, una bella persona.
Le testimonianze
Nella sua testimonianza Lorenzo Scialdone ha ripercorso gli attimi concitati che hanno preceduto il delitto. «Mia sorella mi aveva telefonato con la voce rotta dal pianto, mi chiedeva di andarla a prendere. Sentivo lui di sottofondo che diceva "mi sta cornificando". Il tempo di uscire dal portone e mi ha richiamato dicendomi che sarebbe tornata a casa da sola. Ma siccome sentivo che era preoccupata, ci sono andato lo stesso. Quando sono arrivato ho visto che litigavano e ho cercato di calmare gli animi. Il mio primo pensiero era prendere Martina e portarla via. Lei era molto agitata, cercava di allontanarsi. Poi lui l'ha rincorsa, afferrandola per un braccio. Nel momento in cui sono riuscito a separarli, ho visto che le puntava la pistola. Una frazione di secondo e ha sparato». Il litigio era iniziato già nel ristorante. L'avvocatessa 34enne si era rifugiata in bagno per sfuggire al suo ex. «Sono scene che non dimenticherò mai - ha riferito ieri in aula un cameriere - Quando sono entrato nell'antibagno l'ho vista rannicchiata, non parlava, mi sembrava spaventata. Lui mi ha detto "fatti i caz.. tua" e mi ha strattonato». La gelosia malata di Bonaiuti l'aveva portato a installare un dispositivo gps sul cellulare con il quale controllava gli spostamenti della vittima.
Il Messaggero