Corteggiato e lusingato. Dopo essere finito in manette per corruzione, Raffaele Marra, ex fedelissimo della sindaca Virginia Raggi, ha raccontato agli inquirenti in sede...
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Durante lo stesso interrogatorio, l'ex vicecapo di gabinetto ha anche dichiarato di aver «dato disposizioni agli avvocati di non presentare alcuna istanza di scarcerazione, io voglio rimanere in galera. Io devo rimanere qua fino a quando non sarò sufficientemente in grado di dimostrare la mia estraneità». Al giudice, Marra ha raccontato anche altri dettagli. «Il mio rapporto con il Movimento (Cinquestelle ndr) - ha aggiunto l'ex dirigente - è assolutamente inesistente. Io conoscevo una persona del Movimento che si chiama Salvatore Romeo e perché era un mio funzionario al dipartimento Partecipazione, questo era il rapporto che avevo. Io sono una persona perbene, non sono un corrotto, non ho mai aiutato nessuno, questo deve essere chiaro».
Sempre nel corso del colloquio del 20 dicembre Marra ha detto ai pm di aver chiesto alla Raggi di andarsene: «Più volte ho manifestato al sindaco Raggi che volevo andare via».
«Non siete più in grado di tutelarmi, me ne voglio andare, mettetemi in aspettativà». In più di un'occasione attraverso sms Marra, secondo quanto lui stesso detto nel corso dell'interrogatorio, avrebbe detto questo a Virginia Raggi. «Ci sono decine di messaggi tra me e il sindaco in cui più volte manifesto la volontà di andare via sin dai primissimi giorni dal conferimento dell'incarico di Vice capo di gabinetto -ha detto Marra davanti al gip - il mio ruolo al comune sarebbe dovuto essere tutt'altro». «Mi disse il sindaco "mi puoi aiutare a far ripartire la macchina organizzativa?" e io dissi che l'unico ruolo che al momento mi poteva dare era un incarico soltanto di coordinamento - ha aggiunto Marra - la proiezione non era fare il vicecapo di gabinetto vicario ma fare il direttore generale del Comune che è ben altra cosa».
«Questi soldi glieli davo... mi piaceva avere un amico, se gli dicevo no, non ti do una lira, questo era un nemico per me. Marra è uno che conta». Così l'immobiliarista Sergio Scarpellini rispondeva al gip Maria Paola Tomaselli nell'interrogatorio di garanzia del 20 dicembre scorso. Scarpellini affermava ancora: «non volevo farmi un nemico. Gli amici sono sempre importanti, questi volendo possono farti male, ad esempio bloccare una pratica».
Il pericolo, ancora sussistente, di reiterazione del reato non consente a Raffaele Marra di essere scarcerato. Lo ha stabilito il gip Maria Paola Tomaselli. Nel rigettare l'istanza nella quale, in subordine alla rimessione in libertà si sollecitavano i domiciliari, il gip riconosce che il Campidoglio «ha preso le distanze da questi sia a livello mediatico con le dichiarazioni rese dal sindaco Raggi, sia sostituendolo nell'incarico sino ad allora ricoperto». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero