La metamorfosi del «compagno Ignazio» tra destra nelle fogne e attacchi ai salotti

La metamorfosi del «compagno Ignazio» tra destra nelle fogne e attacchi ai salotti
Si gioca la carta della connessione sentimentale. Parla al «suo popolo» con parole d’ordine rosso fuoco, che evocano ben altre feste dell'Unità, tutte falce e tortello. Fa...

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Si gioca la carta della connessione sentimentale. Parla al «suo popolo» con parole d’ordine rosso fuoco, che evocano ben altre feste dell'Unità, tutte falce e tortello. Fa vedere che sta con la gggente e quindi attacca i salotti radical chic di una certa sinistra. Ma soprattutto appena dice che la destra deve ritornare nelle fogne, Ignazio Marino raccoglie applausi e ovazioni, cori e «daje!». Provengono tutti da un pubblico che negli anni ’70 era già maggiorenne «e dalla parte giusta». Cita Papa Francesco e San Matteo. Alza il pugno al cielo. Come un pugile quando vince. Ma nel dubbio c’è chi lo saluta contraccambiando, pensando che il codice sia proprio quello giusto, per i nostalgici del Pci. «E’ ritornato il compagno Ignazio». Tra il pubblico c’è un dirigente di Sel, l’ala rossa della coalizione che ora lo sostiene nella guerra fredda a Renzi, che annota: «Ci ha superato a sinistra. Comizio perfetto. Sembra Nichi».




I binari del suo intervento, interrotto decine di volte dagli applausi, si sovrappongono: prima c’era la destra, e la città era nel caos e nel malaffare, ora ci sono io, che lo sto cambiando, combattendo anche contro il «vecchio Pd» che poi faceva gli accordi con Alemanno, come fa capire Marino.



Appena finisce il comizio Matteo Orfini commenta: «Inizia il rilancio, dopo stasera Ignazio è rafforzato». Di sicuro ha ribadito il concetto: resistere-resistere-resistere. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero