Marino vuole la resa dei conti in Consiglio. Ma il vero obiettivo sono le primarie

Marino vuole la resa dei conti in Consiglio. Ma il vero obiettivo sono le primarie
«E' stato bello, ma so che non servirà. A niente». E' quasi l'una quando Marino rientra nel bunker. E' circondato da una ventina di sostenitori, qualche amico...

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«E' stato bello, ma so che non servirà. A niente». E' quasi l'una quando Marino rientra nel bunker. E' circondato da una ventina di sostenitori, qualche amico medico, il braccio destro Roberto Tricarico, la fedelissima Alessandra Cattoi, la moglie Rossana e la sorella Marina.




Lo abbracciano tutti, gli dicono che «puoi resistere», ma lui gela subito l'entusiasmo della compagnia. Il marziano dalla navicella traballante porta tutti sul pianeta terra. «Prima di andarmene però - dice - ho un obiettivo, voglio parlare con Renzi giovedì, quando ritornerà, perché secondo me tante cose gliele hanno riferite male. E sono sempre il sindaco della Capitale d'Italia, non il primo che passa».



LA FRASE

Ha l'animo in pace perché tanto «ormai è finita, ma bisogna ancora capire come». E' tutto racchiuso in quell'espressione «non vi deluderò» scandita tre volte, frutto di un lungo vertice in Campidoglio. Un modo per rincuorare piazza e web e per aprire soprattutto un canale sotterraneo con Palazzo Chigi e con il Nazareno. Che se dovesse saltare potrebbe aprire la porta a qualsiasi scenario. «Non vi deluderò», quindi sfiderò il Pd in aula. «Non vi deluderò», quindi si ricandiderà alle primarie. C'è solo Renzi nella testa di Marino. «A Orfini non lo ascoltano nemmeno i consiglieri municipali», dice tagliente un collaboratore del sindaco. Il quale si trova davanti al muro «dei vertici del mio partito», nonostante in molti - dalla Serracchiani a Delrio - siano in campo per favorire un chiarimento onorevole per tutti. «Non si può disconoscere il lavoro di questi due anni - dice un comunicatore del Campidoglio - cacciare Ignazio e iniziare a fare un campagna elettorale facendo finta di nulla». Ecco, Marino non ci sta a subire questa «damnatio memoriae». E soprattutto vuole un doppio riconoscimento. Quello politico si chiama, appunto, Renzi. «Una dichiarazione congiunta», sarebbe il massimo. Il sogno: «Una conferenza stampa insieme».



Ma basterebbe anche una formula del tipo «Ignazio è una risorsa». Il secondo obiettivo è quello più complicato: andare il 5 novembre nell'Aula bunker del tribunale con la fascia tricolore. «Sarebbe il minimo, visto quanto ho fatto per cacciare la mafia dal Campidoglio», ripete di continuo. Ma per arrivare a questo traguardo si dovrebbe verificare una condizione: il ritiro delle dimissioni, che dal 2 novembre diventeranno irrevocabili. «Il Pd, che ho fondato, non può negarmi questa via d'uscita». Molti assessori continuano a chiamare i vertici dem per favorire una soluzione che dia dignità al sindaco. «La verità - spiega un autorevole rappresentante del Pd - è che nessuno si fida più di Ignazio Marino e quindi è difficile anche trovare un punto di contatto». Una cosa però è sicura.



IL LIBRO

Se i poli non dovessero incontrarsi, il colpo di teatro è dietro l'angolo. Ritiro le dimissioni - «che ho presentato solo per la vicenda degli scontrini» - partecipazione al processo di Mafia Capitale e poi sfiducia in consiglio comunale. Scenario che fa tremare i polsi ai consiglieri e a tutto il partito nazionale.



Ecco perché si cerca il male minore, quello della riabilitazione umana, politica e istituzionale. «Su questo io non faccio un passo indietro», continua a ripetere ai suoi Marino. Intenzionato ad andare fino in fondo, consapevole che sì è finita, ma che l'ultimo capitolo non è ancora scritto. A partire da quello del suo libro, in uscita tra due mesi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero