Per oltre quattro ore ha parlato di quelle cene, degli scontrini e di tutte le spese effettuate con la carta di credito intestata al Comune di Roma. ...
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La verità di Ignazio Marino, il sindaco dimissionario della Capitale, raccontata ai pm della Procura che indagano sull'utilizzo della carta e sui giustificativi fatti da Marino. Il sindaco Marziano che per la vicenda delle spese contestate ha dovuto firmare la lettera di dimissioni, ha respinto le accuse, portato documentazione e rilanciato: «tutte le sottoscrizioni a mio nome in calce a tali giustificativi non sono autentiche, come può facilmente rilevarsi a occhio nudo».
Un lungo monologo, dichiarazioni spontanee con le quali il sindaco ha cercato sbrogliare una matassa che gli è costata la poltrona in Campidoglio. Il fascicolo avviato nelle scorse settimane dal procuratore capo Giuseppe Pignatone e affidato all'aggiunto Francesco Caporale e al sostituto Roberto Felici, dopo gli esposti dei gruppi consiliari di Fratelli d'Italia e Movimento 5 stelle, resta al momento senza indagati. Nella sua ricostruzione Marino ha cercato di fornire elementi utili a chiarire tutti i passaggi relativi all'utilizzo della carta di credito spiegando, a suo dire, che non c'è stata alcuna attività illecita. «Nella quasi totalità dei giustificativi - ha spiegato accompagnato dall'avvocato Enzo Musco - ricollegano la causale della cena alla tipologia dell'ultimo appuntamento della giornata programmata dal sindaco».
Una agenda che «era a disposizione e consultabile da moltissimi uffici - ha spiegato il primo cittadino - per un totale di circa cinquanta o sessanta persone». Sempre per quanto riguarda le giustificazioni alle spese, il primo cittadino ha affermato «che risultano firmate quando mi trovavo all'estero e quindi non potevo essere in Campidoglio». Sul fronte carte di credito, infine, ha spiegato che non era stato lui a chiederle e che «il rialliniamento del plafond da 10 a 50 mila euro, come era nella precedente amministrazione, non è stato richiesto da lui». In sostanza, ha concluso, non «ho mai utilizzato denaro pubblico per finalità estranee a quelle consentite». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero