La sua esperienza romana la definisce «un incubo, un'ossessione, un tormento». Marco Girella è ritornato al giornalismo dopo il periodo passato in Campidoglio. Chiamato da...
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Un attacco al carrozzone capitolino e alla rendite di posizione difficile da scalfire. Nel pezzo Girella racconta: «Guidavo una struttura di una sessantina di persone, divise in cinque sedi». E qui, secondo il giornalista, c'è il paradigma del ventre molle del Campidoglio: quando l'allora capo ufficio stampa nonché dirigente propose lo spostamento in un'unica sede alcuni di dipendenti questi si opposero perché dove stavano prima c'erano il giardino e la piscina. E quindi «d'estate se volevano arrivavano in costume e ciabatte per timbrare, facevano il bagno e tornavano a casa».
Una scena che sembra uscita da un fotogramma dell'inchiesta sui dipendenti del Comune di Sanremo. Alla fine Girella riuscì nella sua impresa: spostò i dipendenti, ma venne a sua volta rimossa dal ruolo di capo ufficiostampa per occuparsi dei municipi, che non passeranno alla storia per la folgorante comunicazione. L'articolo di Girella è stata commentato così in Campidoglio dai suoi ex colleghi: «Scrivere articoli moralizzatori dopo aver preso lauti stipendi per oltre un anno non lascia buoni ricordi né umani né professionali né etici». Saluti da Roma.
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Il Messaggero