Il malaffare nella Capitale «si è fermato a giugno 2013, con il mio arrivo in Campidoglio». Ma Roma «è fatta di persone perbene: se ci sono state mele marce non significa che...
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Ignazio Marino, questa volta, fa il pompiere. Nell’audizione serale alla commissione parlamentare antimafia cerca di delimitare i confini delle infiltrazioni criminali nell’amministrazione capitolina, restringendoli soprattutto alla passata consiliatura. «Non avevamo dato fastidio solo a singoli interessi privati che volevano arricchirsi – sostiene il sindaco di Roma - Avevamo a che fare con una cupola criminale con ramificazioni inquietanti. Stiamo di fronte ad una sfida culturale. La legalità deve essere un elemento cardine della nostra giunta». Ma quei criminali, aggiunge, «hanno fatto patti solo con una parte di cattiva politica e cattiva amministrazione – incalza il chirurgo dem - Questa amministrazione da quando si è insediata ha voluto fare un'opera di prevenzione».
Marino nel pomeriggio ha incontrato anche il presidente dell’Autorità nazionale anti corruzione, Raffaele Cantone, portando il dossier preparato dall’assessore al bilancio Silvia Scozzese sugli appalti «a rischio» dell’amministrazione capitolina. Nella relazione di Palazzo Senatorio ne sono stati inseriti circa 120, soprattutto nei settori delle politiche sociali, dell’emergenza abitativa e della gestione del verde pubblico. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero