C'è una data cerchiata di rosso nei calendari del Campidoglio: il 12 settembre, giovedì prossimo. Una settimana da oggi. Quel giorno Marcello De Vito potrebbe...
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Dopo la decisione del Riesame, un'ordinanza favorevole sarebbe «spedita subito» dalla difesa di De Vito alla Prefettura di Roma, che all'indomani dell'arresto, il 21 marzo, sfornò il decreto di sospensione dalla carica. «A quel punto dovremmo solo aspettare il ritiro della sospensione, questione formale. Insomma - spiega l'avvocato - se non è il 12, al massimo De Vito tornerebbe in Assemblea capitolina la seduta dopo». Uno scenario che impensierisce e allarma tanti grillini, soprattutto chi aveva scaricato il collega «Marcello» un attimo dopo l'arresto.
Sara Seccia, la reggente dell'Aula Giulio Cesare coi galloni di vicepresidente vicario, oggi riunirà i capigruppo per capire quando far ripartire i lavori del Consiglio comunale dopo le vacanze. Le date sono già state abbozzate: «L'Assemblea riapre il 10», spiega Seccia, «e probabilmente si riunirà anche il 12». Il possibile, temutissimo (da molti stellati) De Vito Day.
Tra i grillini l'inquietudine monta anche perché il peso del presidente, nell'Assemblea, è tutt'altro che leggero. Il numero uno dell'Aula può diventare decisivo per stabilire cosa mettere ai voti. Per esempio, se tutti i capigruppo dell'opposizione bocciano compatti l'ordine del giorno proposto dal capofila del M5S, a quel punto da regolamento spetta al numero uno dell'Aula decidere che fare. Insomma, i pentastellati potrebbero essere costretti a sperare nell'assist di alcuni gruppi di minoranza. Non tanto per far approvare gli atti dal Consiglio comunale, dove la maggioranza grillina è larga, 28 seggi contro 20, ma appunto per decidere che votare e in quale ordine.
C'è chi ancora spera di ricucire col presidente, a maggior ragione se il Riesame confermerà quanto detto dalla Cassazione. Ma è difficile scacciare in fretta amarezze e delusioni maturate per mesi. De Vito se l'è già presa con i «colleghi senza scrupoli», quelli che si sono lanciati in «comodi proclami senza dimostrare fiducia, garantismo e senza il coraggio di autocritica». Raggi, sabato scorso, si è detta convinta che alla fine si «auto-sospenderà dal M5S». E lo stesso dice chi l'ha sentito in questi giorni: «Potrebbe auto-sospendersi dal Movimento, in cui crede ancora. Ma in Di Maio che l'ha espulso, peraltro solo virtualmente, subito dopo l'arresto e senza nemmeno aspettare i probiviri, Marcello non crede più».
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Il Messaggero