Hanno parlato di goliardia, di sano sfottò post derby. Insomma, roba da tifosi e basta. Ma la procura di Roma indaga per minacce aggravate ai danni dei tre calciatori...
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Tra loro, anche Diabolik, Fabrizio Piscitelli, leader della Curva Nord, con alle spalle diversi procedimenti penali. Già condannato per traffico internazionale di stupefacenti e per tentata estorsione, nell'inchiesta sulla scalata della società in danno di Claudio Lotito, poi fallita, una settimana fa ha finito di scontare l'obbligo di dimora in Provincia ed è tornato libero. Non ha mai abbandonato la guida del tifo biancoceleste e ultimamente, in Curva Nord, è ricomparso anche lo striscione con la scritta «Irriducibili». Le tensioni con il presidente Lotito si sono allentate, lo stadio è tornato a riempirsi e il clima sereno. Il fascicolo aperto dal procuratore aggiunto Francesco Caporale è contro ignoti. L'unica telecamera utile era quella del Comune di Roma, ma è giroscopica e quella sera, il 5 maggio scorso, inquadrava solo il Colosseo. Anche i diversi filmati presenti in rete non sono stati utili per identificare i responsabili. I tifosi verranno dunque ascoltati a sommarie informazioni, come persone a conoscenza dei fatti e nulla più.
L'INTERVISTA
D'altronde, l'8 maggio, in prima serata, ai microfoni de Le Iene, i quattro si erano assunti la responsabilità dell'atto dimostrativo. La rivendicazione era già avvenuta il giorno dopo i fatti. «Sono stati i laziali», ha ribadito Diabolik in tv. «Cioè voi», ha replicato l'intervistatore. E Piscitelli ha annuito. «È chiaro che siamo stati noi a mettere lo striscione», ha affermato poi un giovane ultrà. Il clima dell'intervista è sereno, «non c'è stata nessuna violenza, solo uno sfottò che parte dal 26 maggio 2013 fino all'ultimo derby vinto. Il tutto è stato mal interpretato», hanno concluso i tifosi. Ora, dovranno convincere in toto gli investigatori.
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Il Messaggero