Magliana, quel quartiere “nato male” dove tutti vogliono ritornare

Magliana, quel quartiere “nato male” dove tutti vogliono ritornare
�La Magliana non � il Bronx�, scriveva Sandro Onofri, poeta, scrittore e insegnante (come amava definirsi). Lui qui ci era nato e cresciuto. «Perché il Bronx...

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�La Magliana non � il Bronx�, scriveva Sandro Onofri, poeta, scrittore e insegnante (come amava definirsi). Lui qui ci era nato e cresciuto. «Perché il Bronx può almeno contare su quelle infrastrutture - ospedali, biblioteche, cinema, centri sportivi pubblici, persino teatri - che alla Magliana sono rimaste da sempre un sogno. Mai nessuno ha pensato di aprire un cinema nel nostro quartiere, mai una biblioteca». É il destino dei quartieri nati male.




E la Magliana è uno di questi. Vive un riflesso condizionato, sta dentro la trama di un romanzo criminale che non le appartiene se non per le origini di quel gruppo sanguinario che seminò dolore e lutti a metà degli anni ’80. Si porta dietro la maledizione di Maurizio Abbatino, l’unico della banda ad essere nato qui. Se fosse un quartiere nato bene, pieno di verde e villini - e non lo è - non riuscirebbe comunque a scrollarsi di dosso l’immaginario televisivo e letterario che la perseguita. Ma per chi ci vive, la Magliana è sacra: guai a parlarne male.



SOLIDARIETÀ

«Quelli che se ne sono andati da qui alla fine tornano sempre», racconta un anziano. Merito anche di una straordinaria vitalità e umanità dei parroci della Chiesa San Greorio Magno (che compie i suoi primi cinquant’anni) se da un quartiere «nato male» nascono progetti e proposte nuove. E così da quel lontano 1963, quando la parrocchia era stata ricavata in un modesto locale destinato a negozio in via Pescaglia 11, fino alla costruzione dell’attuale chiesa nel ’77 tutti i parroci sono stati un vero punto di riferimento per i cittadini del quartiere a partire da don Alberto Altana a don Pietro Cecchelani, da don Angelo Scalabrini a don Giovanni Davoli, fino ai giorni nostri con don Renzo Chiesa. Aiutati sempre da un folto e appassionato gruppo di parrocchiani che da anni fa volontariato: aiutano anziani e persone sole. E che formano un gruppo teatrale che fa il tutto esaurito neanche fossimo a Broadway. «La Magliana ha i problemi di tutti i quartieri: traffico, insediamenti abusivi - dice il presidente dell’XI Municipio, Maurizio Veloccia - Però è anche altro; penso all’associazionismo. Qui c’è sempre qualcuno che aiuta l’altro. L’ultima nata in ordine di tempo è “La lampada dei desideri” un’associazione che è diventata un punto di riferimento per tutti i disabili». E aggiunge: «Nel futuro c’è il ripristino della ciclabile e il Parco del Tevere». Il quartiere, che fu costruito a metà degli anni sessanta, sorge su un’ansa del Tevere al di sotto del livello degli argini del fiume. La nascita di costruzioni abusive e di fabbricati industriali, ha contribuito ad offuscare la memoria storica di una zona di notevole interesse archeologico. Particolare importanza rivestono le Catacombe di Generosa, un antico cimitero situato su un’altura della Magliana, in cui furono sepolti i corpi dei fratelli Simplicio e Faustino, uccisi durante la persecuzione di Diocleziano nel 303 d.C. I due martiri sono i patroni di una cittadina tedesca, Fulda, che recentemente si è gemellata con la Magliana, dedicandole una strada, la Maglianastrasse.



L’ARCHITETTURA


Palazzoni allineati, costruiti senza una fantasia architettonica, che hanno messo insieme famiglie una sull’altra. Il cuore però è a piazza Fabrizio De Andrè. «All’inizio contestarono la scelta di intitolare questa piazza a un genovese. Ma ora sono orgogliosi», racconta Giovanni Marrani. La pista ciclabile però è un invito a delinquere: sporcizia ovunque, nomadi che bivaccano sulla riva e spuntano dal nulla. I negozi di via dell’Impruneta hanno l’aria di quei locali che hanno avuto troppi padroni e ora sono vuoti in stato di abbandono. Però in piazza De Andrè a qualunque ora del giorno ci vai, poggiati sul muretto, puoi trovare un gruppo di pensionati che giocano a briscola e tressette. «Doppio buongioco: tris d’assi e napoletana a coppe», batte le carte sul tavolo Aldo. La Magliana rilancia e non s’arrende.
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Il Messaggero