Prima tranche di condanne contro il clan che gestiva lo spaccio tra Tivoli e Guidonia Montecelio. Per undici dei 39 arrestati nell’operazione Tibur dello scorso marzo...
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I FATTI
L’operazione condotta dai carabinieri di Tivoli nello scorso marzo, a cui avevano partecipato oltre 300 militari col supporto di un elicottero ed unità cinofile, aveva permesso di disarticolare la così detta “Cosa Nostra tiburtina”, una vasta organizzazione che gestiva diverse piazze di spaccio nell’hinterland tiburtino. Il clan, guidato secondo le ricostruzioni della Procura da Giacomo Cascalisci morto suicida nell’ospedale del carcere Le Molinette di Torino lo scorso agosto, per due volte era riuscito ad organizzarsi dopo maxi-retate. Cascalisci, dopo la retata del 2014, era fuggito in Spagna. Una prima volta dopo gli arresti effettuati dalla polizia nel gennaio del 2014 e poi dopo il blitz di marzo. I carabinieri di Tivoli, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia, sono intervenuti una seconda volta nel dicembre scorso fermando molte persone già finite in manette nove mesi prima.
I RUOLI
Nel clan, secondo quando scoperto dai carabinieri in due anni di indagini, si erano determinati ruoli diversi, tra il capo, due colonelli che dirigevano lo spaccio e poi cassieri e vedette.
Il Messaggero