Potrebbe arrivare a mille pagine la relazione degli ispettori della prefettura sullo stato dell'amministrazione di Roma, sotto osservazione da dicembre scorso dopo la...
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Il conto alla rovescia prima della consegna martedì del rapporto al prefetto scandisce giorni caratterizzati anche dagli sviluppi dell'inchiesta e dalle loro conseguenze politiche. Dal 16 giugno Franco Gabrielli avrà 45 giorni, fino alla fine di luglio, per decidere se proporre al ministro dell'Interno Angelino Alfano lo scioglimento del Campidoglio. E quindi la destituzione del sindaco Ignazio Marino. Uno scenario che vede schierarsi su fronti opposti le forze politiche, gli esponenti istituzionali e la società civile. Come il presidente dell'Antimafia Rosy Bindi, che auspica non si arrivi al commissariamento, ma secondo la quale «la legge sullo scioglimento non è adatta alla capitale».
Gli ispettori della commissione sono il prefetto Marilisa Magno, il viceprefetto Enza Caporale e il dirigente del ministero dell'Economia Massimiliano Bardani. Nominati dall'allora prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro a metà dicembre, dopo la prima ondata di arresti per Mafia Capitale, hanno avuto tre mesi di tempo e una proroga di altri tre per compiere un accesso agli atti dell'amministrazione capitolina. Si sono concentrati in particolare su appalti e bandi di gara per verificare se ci siano, dice la legge, «concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti o indiretti degli amministratori con la criminalità organizzata di tipo mafioso».
Il prefetto Gabrielli ha detto nelle scorse settimane che si prenderà tutti i 45 giorni a disposizione per valutare le carte. La decisione quindi non dovrebbe arrivare prima di fine luglio, dopo aver sentito il parere della procura di Roma e del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza. Se Gabrielli opterà per lo scioglimento del Comune per mafia, Alfano dovrà sottoporre la questione al Consiglio dei ministri per il verdetto definitivo. Sulla prospettiva che il Campidoglio venga commissariato interviene il leader della Cgil Susanna Camusso.
«Credo che ci sia un difetto di fondo nel pensare che l'unico problema sia chi commissaria cosa - dice -.
Il Messaggero