Niente comunicato congiunto, ma due lettere diverse, che si parlanomolto. Anche se il risultato è quello della sera prima. Dopo il segretario generale Liborio Iudicello, la...
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Eloquente nel senso della costruzione di un rapporto privilegiato con Stella — insiste il magistrato — è la conversazione nella quale Buzzi chiamava Carlo Guarany, lo informava che prima sarebbe andato in Ama e successivamente presso il Gabinetto per incontrare Mattia, conversazione nella quale Guarany diceva che occorreva “valorizzare” Mattia e legarlo di più a loro». E Stella partecipa ad una cena il 22 gennaio 2014, al tavolo del ristorante Alvaro al Circo Massimo con Buzzi, Carlo Maria Guanary e il presidente di Legacoop Lazio Stefano Venditti. Circostanza anche fotografata dai Ros.
Lo scorso dicembre la notizia non sconvolse più di tanto l’inquilino del Campidoglio che ha sempre creduto nella buona fede di «Mattia», rimasto a lavorare fino a ieri. Ma ora con la relazione di Gabrielli, Marino non può permettersi punti deboli, da qui il sacrificio.
LA REPLICA Stella, in una lettera al sindaco, scrive di aver «sempre agito con lo sguardo di chi credeva nella buona fede degli interlocutori. Ho vissuto questi mesi con la tranquillità di chi non ha fatto nulla di male, di chi non c’entra nulla in tutta questa vicenda, di chi non è in alcun modo indagato: è stata una prova dura che ho voluto superare. Come accaduto ad altri protagonisti inconsapevoli di questa storia, nessun elemento mi avrebbe potuto portare a comprendere il contesto nel quale mi stavo muovendo», spiega. Marino ringrazia il suo collaboratore ricordando che «è estraneo ai fatti».
Stella non ricopriva un ruolo dirigenziale, non aveva quindi potere di firma né di finanziamenti. «Aveva un ruolo che - dice ancora il sindaco - come molte altre persone incaricate di responsabilità di segreteria politica, lo portavano ad avere decine di contatti quotidiani e, non essendo un investigatore ma un colto studioso, in nessun modo poteva avere conoscenza e tanto meno consapevolezza di quale fosse il contesto in cui, con l’entusiasmo di chi vuole cambiare Roma, si relazionava con interlocutori sociali ed economici».
Il Messaggero