Il Campidoglio era senza controlli e Mafia Capitale spadroneggiava. All'assenza di verifiche esterne - e qui diversi si sentiranno chiamati in causa - si sommava l'assenza...
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Nominato sette anni fa da Gianni Alemanno e confermato da Ignazio Marino, ieri sera si è dimesso. Forse a conoscenza di quel che ha scritto Gabrielli nella relazione consegnata al ministro dell'Interno. Secondo il prefetto, il mancato controllo sugli affidamenti di appalto senza gara «appaiono sufficienti a giustificare una proposta di rimozione di Iudicello dall'incarico di segretario e direttore generale di Roma Capitale, con conseguente avvio del procedimento disciplinare». P
arole dure. Ancora di più le altre. «La Commissione (degli ispettori, ndr) non ricomprende il dottor Iudicello nella platea di figure che compongono il cosiddetto 'capitale amministrativò di mafia Capitale», scrive Gabrielli, ma «la scelta di escludere dagli atti sottoposti a controllo le procedure negoziate, in un'amministrazione che di esse faceva ampio uso e abuso, si è rivelata a dir poco esiziale per la sopravvivenza del principio di legalità ed ha costituito un fattore di oggettiva facilitazione delle pratiche illegali messe in atto dal sodalizio criminale capeggiato da Carminati».
E le cose non sono cambiate nemmeno dopo la relazione del Ministero dell'Economia (Mef) critica sugli appalti senza gara. I quali avevano un peso sia nella giunta Alemanno che in quella Marino, che si ritrova nei primi tempi stritolata dalle conseguenze della gestione precedente. Tra il primo gennaio 2011 e il 13 giugno 2013, ovvero gli ultimi due anni del mandato di Alemanno, gli affidamenti di appalti senza gara coprono il 36% circa del totale degli affidamenti del Campidoglio per un valore di oltre 5 miliardi. Tra giugno 2013 e dicembre 2014 con Marino le procedure negoziate sono pari al 72% per un valore di un miliardo: tutti appalti senza gara, ovvero affidamenti rinnovati per somma urgenza. È anche di questa macroscopica anomalia che avrebbe dovuto accorgersi Iudicello, secondo il prefetto. Ma non solo Iudicello non controllò. Gabrielli parla di «una generale assenza di iniziative di organi esterni capaci di fornire la dimensione del pericolo dell'infiltrazione mafiosa o più in generale delle anomalie esistenti nel sistema degli appalti capitolini».
E non si riferisce certo alla magistratura.
Il Messaggero