Mafia capitale, Sel assedia Marino e Nieri. Il vicesindaco: pronto a lasciare

Luigi Nieri
«Discontinuità» chiede Sel al sindaco Marino. Ma una discontinuità radicale. Tanto da mettere in discussione, nell'assedio, la stessa giunta, che non è detto sia «la...

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«Discontinuità» chiede Sel al sindaco Marino. Ma una discontinuità radicale. Tanto da mettere in discussione, nell'assedio, la stessa giunta, che non è detto sia «la migliore possibile per i nostri obiettivi», affonda il colpo il vicepresidente della Regione Massimiliano Smeriglio. E Luigi Nieri, che in quella giunta siede su una sempre più scomoda poltrona di vicesindaco, non si tira indietro: «Se prendiamo la decisione dell'azzeramento della giunta - la sua replica - un minuto prima io rassegno le mie dimissioni. Dovrei farlo già ora per ciò che ho sentito o detto. Ma è una cosa che va in bocca a chi ci ha portato qui».




A quel presunto sistema di malaffare, cioè, che prende il nome di Mafia Capitale, che rischia di far crollare l'esperienza Marino e quella della sua coalizione. E Sel si interroga: restare, rimanere, star dentro, star fuori. È l'eterno dilemma di un partito, alleato leale ma spesso riottoso del Pd, quello che è andato in scena al Tiburtino, all'assemblea provinciale dei vendoliani di Roma. Che mentre in una stanza ammonticchiano gli aiuti per i rifugiati, nella stanza grande mettono uno sull'altro dubbi, risentimenti, rabbie, proposte.



Che fare? Di certo c'è che come è stato finora non potrà essere più: ma dipende dal sindaco e dall'«azionista di maggioranza, il Pd» lo chiama il coordinatore nazionale Nicola Fratojanni: «Se decide di investire sul rilancio di questa esperienza - aggiunge - noi siamo disponibili» a patto però che si determini «una discontinuità, la ricostruzione di un rapporto con la città. Altrimenti faremo valutazioni diverse». Insomma, è l'ultimatum di Smeriglio, «siamo pronti a riproporre un patto per il governo. Ma non a ogni costo». Bisogna, spiega il vice di Nicola Zingaretti, fissare obiettivi possibili («un piano delle piccole opere») e tempi certi. Organizzare gli stati generali dell'antimafia sociale. Ricucire con i dipendenti pubblici.



L'emergenza casa, la manutenzione dei parchi e delle strade, i servizi sociali. La direzione della concretezza, insomma, indicata oggi dallo stesso Marino: un segnale gradito. E poi non ci si può permettere di lasciare Roma «all'ignominia del commissariamento, a Di Battista, alla Meloni, cioè alla destra che l'ha ridotta così» mette in chiaro Smeriglio. Ma la voglia del taglio, anche formale, è forte. Le consigliere comunali Imma Battaglia e Anna Maria Cesaretti rimettono il loro mandato di presidenti di commissione e gli interventi che parlano di «azzeramento della giunta» sono parecchi.



Nieri s'alza e si difende: «Io porto addosso le ferite del salario accessorio. Abbiamo provato a difendere i nostri dipendenti. Puo essere che sia una giunta scarsa ma se non hai un bilancio è difficile che vai a tagliare l'erba nei parchi. Sono due anni - afferma - che sono sotto botta, in passato sono state chieste le mie dimissioni per far entrare Coratti» poi travolto dall'inchiesta della Procura di Roma. Clima teso. «Abbiamo avviato un percorso di ascolto e consultazione che per noi è vincolante - afferma il capogruppo capitolino, Gianluca Peciola - ci riteniamo legati a un vincolo di mandato».
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Il Messaggero