«Va detto che il Tribunale non ha individuato, per i due gruppi criminali (quello costituito presso il distributore di Corso Francia e quello riguardante gli appalti...
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«Ai fini del reato di cui all'art. 416 bis c.p. è necessario l'impiego del metodo mafioso e, dunque, il reato non si configura quando il risultato illecito sia conseguito con il ricorso sistematico alla corruzione, anche se inserita nel contesto di cordate politico-affaristiche ed anche ove queste si rivelino particolarmente pericolose». Lo scrivono i giudici nelle motivazioni alla sentenza del processo Mondo di mezzo. Per i giudici il metodo mafioso si configura in presenza di «esercizio della forza dell'intimidazione».
«Non è possibile stabilire una derivazione - scrivono i giudici - tra il gruppo operante presso il distributore di benzina, l'associazione operante nel settore degli appalti pubblici e la banda della Magliana, gruppo criminale organizzato e dedito ad attività criminali particolarmente violente e redditizie che ha operato nella città di Roma, ramificandosi pesantemente sul territorio, oltre 20 anni orsono, tra la fine degli anni 70 e l'inizio degli anni 90».
Sono queste le motivazioni che, lo scorso 20 luglio, hanno portato i giudici della X sezione del Tribunale di Roma, presieduto da Rosanna Ianniello, ad escludere l'esistenza di un'organizzazione mafiosa nell'inchieesta "Mondo di mezzo". il verdetto, che ha condannato Massimo Carminati a 20 anni e Salvatore Buzzi a 19, individua l'esistenza di due associazioni a delinquere semplici, una dedita alla corruzione, on il giro delle coop, della quale facevano parte sia Buzzi che Carminati, l'altra alle estorsioni, con Carminati e i suoi più stretti collaboratori che gravitavano intorno al distributore di corso Francia.
LE DUE ASSOCIAZIONI
Per i giudici le due associazioni sono distinte anche temporalmente.
«La ricostruzione delle singole vicende, nel contesto di una programmata attività di infiltrazione nelle scelte politico-amministrative, rende evidente l’interesse del gruppo facente capo a Buzzi e Carminati ad orientare le nomine ad importanti cariche pubbliche, al fine dell’aggiudicazione degli appalti. Non può negarsi, infatti, né l’utilità di interventi politici “correttivi”, necessari per orientare le scelte dell’amministrazione comunale e regionale in favore delle cooperative di Buzzi, né l’interesse di questi e dei suoi sodali alle predette nomine, strumentali se non direttamente a conseguire le finalità perseguite, quantomeno ad agevolare l’azione dei referenti politici ed amministrativi, incaricati di seguire le singole procedure o di provvedere allo stanziamento dei fondi».
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Il Messaggero